Di Don Gianni Croci
La preghiera e le parole dei vescovi che aprono il convegno, Mons Caiazzo, arcivescovo di Matera, e Mons. Pizziolo, presidente di Caritas italiana, sul tema ‘Carità è cultura’, sono parole di speranza che partono da considerazioni sulla città di Matera: da vergogna d’Italia e capitale europea della cultura; sono parole di denuncia che tengono conto della situazione di Scanzano Jonico dove la stragrande maggioranza della gente è laboriosa e attaccata alla terra, ma ultimamente a rischio di infiltrazioni mafiose; sono parole che sanno di futuro in quanto contengono un invito a tracciare sentieri di vita illuminati dall’umanesimo cristiano e disseminati di concreti gesti di solidarietà e condivisione.
Di grande spessore é stata la testimonianza-relazione del prof. Savagnone, direttore dell’ufficio cultura della diocesi di Palermo. Egli ha parlato del rapporto problematico fra carità e cultura. Una crisi che viene da lontano. Già Paolo VI parlava di questa scissione come del dramma del nostro tempo (EN). Nei luoghi della cultura i laici sembrano che si siano mimetizzati, mentre la parrocchia è diventata il luogo di una carità oggi definita buonista, ma non una scuola di pensiero e di riflessione. Interessante l’immagine del laico che, varcata la soglia della Chiesa, diventa solo un anonimo fedele che lascia fuori la dimensione della cultura, in quanto dentro c’è solo spazio per dei servizi ecclesiali. Gli effetti chiaramente poi si vedono nella vita sociale: comunità da sempre cristiane che sostengono politiche che propongono ‘altri vangeli’.
Forse nella nostra pastorale c’è stata tanta carità, ma non collegata con dei pensieri capaci di dare vita ad una società altra.
Il professore ha concluso invitando a raccogliere questa sfida: non bastano i fatti, ci vogliono anche riflessioni e parole per riportare nella società l’unita tra carità e cultura. La serata poi si è conclusa con la proposta teatrale del viaggio di Ibrahim presentata dalla comunità cristiana e dalle realtà del territorio. Richiamo alla bellezza dell’accoglienza.
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