Nella lotta contro la tratta di persone tutti siamo chiamati alla responsabilità, perché ci sono “enormi guadagni sulla pelle dei poveri, tutti ci mangiano tranne loro”. È l’appello lanciato da suor Eugenia Bonetti, che ha scritto le meditazioni per la Via Crucis di quest’anno “Non è lecito distruggere la vita di queste persone”, ha ribadito la missionaria della Consolata nel meeting point di oggi in Sala Stampa Vaticana. “Una riflessione sulle donne schiave, una chiamata alla responsabilità per mettere fine al dramma di tante giovani”: così suor Eugenia ha definito la Via Crucis che il Papa presiederà al Colosseo in questo Venerdì Santo. Chiamata a questo compito dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Acultura, suor Eugenia ha subito risposto sì “anche perché un no non era contemplato”, ha spiegato sorridendo. Il suo sogno, ha raccontato, è che al Colosseo, luogo di sofferenze del passato, oggi si raccolgano i dolori di tante donne “senza volto, senza nome, senza speranza, trattate solo come usa e getta”. Raccontando di sé, suor Eugenia ha ricordato i suoi 24 anni in Kenya “tra i giovani che desiderano un futuro”; del suo rientro in Italia in un centro di ascolto per immigrati. “Io non volevo stare lì, il mio posto era in Africa”. Ma è l’incontro con Maria, una giovane prostituta, a cambiarle la vita. “La mia conversione passa nei singhiozzi di questa donna che era venuta a chiedere aiuto ma io non avevo tempo per ascoltarla perché iniziava la Messa. Mi ha accompagnato in chiesa, tutti mi guardavano perché era strano vedere una suora insieme ad una ragazza di strada. Mentre pregavo ho sentito il suo pianto, lei era uscita dalla Messa perdonata, io sconvolta tanto da non dormire la notte. Il Signore mi aveva indicato la via da seguire”. Da lì il suo impegno a salvare le donne che in tante riconoscono e chiamano “mamma”.
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