PAKISTAN – 178 case, una dozzina di negozi e due chiese distrutte dalle fiamme. 400 famiglie cristiane senza più nulla né un posto dove vivere. Oltre 2.500 persone terrorizzate.
Sono i dati elencati nel rapporto di Caritas Pakistan relativo all’attacco di venerdì e sabato scorso nella Joseph Colony di Lahore, in seguito ad una lite tra due amici ubriachi, uno musulmano e l’altro cristiano, Sawan Masih, accusato di aver insultato il profeta Maometto. La caccia al presunto blasfemo – innocente secondo numerosi testimoni – è iniziata venerdì, quando più di tremila musulmani hanno raggiunto l’insediamento cristiano della Joseph Colony, dove viveva Masih, nel quartiere di Badami Bagh – in cerca di vendetta. Le famiglie cristiane hanno subito abbandonato l’area. La pressione della folla inferocita ha indotto la polizia a formalizzare l’accusa al giovane cristiano in base all’art. 295c del codice penale, che prevede l’ergastolo e in casi estremi la pena capitale per chiunque oltraggi il profeta. Né l’imputazione, né il fermo di Masih – attualmente detenuto in una cella speciale del Camp Jail di Lahore – sono riusciti a placare l’ira dei vandali, che sabato hanno dato fuoco all’intero insediamento, fortunatamente senza uccidere nessuno. “Ovunque è rimasta solo cenere” si legge nel dossier di Caritas Pakistan, inviato ad Acs (Aiuto alla Chiesa che soffre) dall’arcidiocesi di Lahore.
Le autorità pakistane hanno assicurato che i colpevoli saranno giudicati secondo le leggi anti terrorismo. Finora gli arresti sono stati 163. Quanto accaduto ha spinto migliaia di pachistani a protestare, nella giornata di ieri, nelle principali città del Paese – tra cui Karachi, Lahore, Rawalpindi e Islamabad – chiedendo alle autorità di impedire, una volta per tutte, l’abuso e la strumentalizzazione della legge anti-blasfemia. Anche le scuole cristiane oggi sono chiuse. Solo ieri i cristiani hanno trovato il coraggio di tornare alle loro case. Il forte odore di bruciato e il fumo sono nocivi soprattutto per la salute di anziani e bambini e ciò rende impossibile il rientro dei residenti. La quasi totalità delle abitazioni è inagibile a causa dell’instabilità delle mura e non vi è alcuna possibilità di allestire un campo di emergenza nelle vicinanze. Ora la Caritas dovrà trovare una diversa sistemazione per le 400 famiglie cristiane, di cui metà cattoliche. Intanto ieri mattina Joseph Colony ha ricevuto la visita dell’amministratore apostolico di Lahore, mons. Francis Sebastian Shaw, e dell’arcivescovo di Karachi, mons. Joseph Coutts. “Abbiamo pregato insieme e cercato di consolare i fedeli – racconta ad Acs mons. Shaw – invitandoli a conservare la fede, nonostante tutto”.
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