I marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati, non torneranno in India. Con una nota del ministero degli Esteri, lunedì l’Italia ha informato il Governo indiano che, “stante la formale instaurazione di una controversia internazionale tra i due Stati i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non faranno rientro in India alla scadenza del permesso loro concesso”. “L’Italia – sostiene, infatti, la Farnesina – ha sempre ritenuto che la condotta delle Autorità indiane violasse gli obblighi di diritto internazionale gravanti sull’India in virtù del diritto consuetudinario e pattizio, in particolare il principio dell’immunità dalla giurisdizione degli organi dello Stato straniero e le regole della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare del 1982”. Dall’Italia, tuttavia, è arrivata la disponibilità a un arbitrato internazionale. Di tenore diverso le dichiarazioni di fonti diplomatiche indiane all’Onu, per le quali i due marò devono essere processati in India secondo le leggi indiane. Di “situazione inaccettabile” ha parlato il premier indiano Manmohan Singh commentando la vicenda su richiesta di alcuni parlamentari indiani del gruppo “Left” (sinistra). A loro il premier ha detto che chiederà al ministro degli Esteri, Salman Khurshid, di sollevare la questione con l’Italia.
Fiducia nell’operato dello Stato italiano. Soddisfazione per la decisione del ministero degli Esteri arriva invece dai familiari dei marò. “Ho appreso la notizia dalla stampa e subito dopo ho ricevuto tantissimi messaggi da tutte le persone che ci sono state vicino e ci hanno sostenuto in questo lungo periodo. Non sono al corrente dei dettagli so solo che il ministro Terzi ha dato questa notizia all’India. Questo è stato reso possibile dall’impegno del nostro Stato italiano. Sto ancora realizzando quanto accaduto. Sono felice perché posso tornare, e con me anche Salvatore Girone, al nostro lavoro, al nostro reparto di fucilieri di marina”. Raggiunto al telefono, Massimiliano Latorre esprime così al Sir il suo stato d’animo dopo aver saputo che non farà ritorno in India per decisione dell’Italia. “In questo momento – aggiunge con voce rotta dall’emozione poco dopo aver parlato al telefono con il ministro della Difesa Di Paola – vorrei porgere un personale ringraziamento al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a tutte le istituzioni e a tutto il popolo italiano, a coloro che ci hanno sempre sostenuto. Un ringraziamento particolare lo vorrei rivolgere all’arcivescovo militare per l’Italia, monsignor Vincenzo Pelvi, che ci ha seguito costantemente e sostenuto spiritualmente e con lui al cappellano padre Giuseppe Faraci”. Felice anche la sorella di Latorre, la signora Franca, “non mi aspettavo una notizia così bella. Abbiamo sempre avuto fiducia nell’operato dello Stato italiano. Ora l’auspicio è che questa vicenda possa chiudersi nel modo migliore possibile e che vinca il bene sul male”. Spiazzata ma felice anche Vania Ardito, moglie di Salvatore Girone: “È una bellissima notizia” è stata la sua dichiarazione al Sir.
Verso la soluzione di un caso. “La decisione del Governo italiano sulla vicenda dei due marò, a mio parere, va letta non in chiave conflittuale, bensì come elemento nuovo che potrebbe sollecitare la soluzione di un caso da tempo non risolto”: così si è espresso monsignor Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia, dopo l’annuncio a sorpresa da parte del Governo italiano di trattenere nel nostro Paese i due fucilieri di Marina. Secondo il presule, la scelta del nostro Governo può essere letta “come un invito e un augurio”: “L’invito a rivisitare e approfondire, nell’odierno contesto della globalizzazione, il Diritto internazionale, con particolare attenzione ai principi della giurisdizione dei singoli Stati rispettosi delle regole della ‘Convenzione delle Nazioni unite sul Diritto del mare’ del 1982, come pure alla logica dell’impegno mondiale a vantaggio della sicurezza e dello sviluppo dei popoli”. D’altra parte, aggiunge l’arcivescovo, “l’augurio è che ci sia una maggiore sensibilità e cooperazione tra gli Stati nella crescente lotta alla pirateria marittima”: “Un arbitrato internazionale o una risoluzione giudiziaria sul caso dei marò farebbe da scuola per affrontare altre situazioni simili. Uno stile di essenzialità, sobrietà e riservatezza circa la decisione del Governo potrà evitare che una disputa bilaterale si trasformi in conflitto tra l’India e l’Italia – conclude mons. Pelvi -, mettendo in discussione la credibilità della nostra Nazione che ha deciso di non far rientrare i due marinai dopo il permesso in India”.
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