“Tenere lo sguardo sull’Eucaristia aiuta a scoprire anche la realtà di un pane che è fatto per essere spezzato e condiviso, nell’accoglienza reciproca. Si disegna qui una dinamica di convivialità fraterna che spesso si realizza anche nell’incontro tra realtà culturalmente differenti, quando attorno alla diversità condivisa dei pani si creano momenti di unità”. È quanto affermano i vescovi italiani nel Messaggio per la 69ª Giornata nazionale del Ringraziamento (10 novembre 2019), dal titolo “Dalla terra e dal lavoro: pane per la vita”. Il pane è “fonte di vita – si legge nel messaggio della Cei -, espressione di un dono nascosto che è ben più che solo pane, di una misericordia radicale, che tutto valorizza e trasforma. ‘Io sono il pane di vita’, dirà Gesù ( Gv 6,35): una realtà così semplice ed umana giunge a comunicare il mistero della presenza divina. Lasciamo allora che la forza simbolica del pane si dispieghi in tutta la sua potenza – anche nelle pratiche che attorno ad esso ruotano perché illumini l’intera vita umana, nella sua profondità personale e nel vivere assieme”. “Nella preghiera cristiana del Padre nostro – sottolineano i vescovi – chiediamo a Dio di darci ‘il nostro pane quotidiano’: una richiesta che ciascuno non fa solo per sé, ma per tutti. Se si chiede il pane, lo si chiede per ogni uomo. Commentando questa frase papa Francesco ha affermato durante l’Udienza dello scorso 27 marzo: ‘Il pane che chiediamo al Signore nella preghiera è quello stesso che un giorno ci accuserà.
Ci rimprovererà la poca abitudine a spezzarlo con chi ci è vicino, la poca abitudine a condividerlo. Era un pane regalato per l’umanità, e invece è stato mangiato solo da qualcuno: l’amore non può sopportare questo. Il nostro amore non può sopportarlo; e neppure l’amore di Dio può sopportare questo egoismo di non condividere il pane’”. “Dunque – conclude la Cei -, il pane sia accolto in stili di vita senza spreco e senza avidità, capaci di gustarlo con gratitudine, nel segno del ringraziamento, senza le distorsioni della sua realtà. Nulla – neppure le forme della produzione industriale, inevitabilmente tecnologiche e con modi di produzione che talvolta modificano geneticamente le componenti di base – deve offuscare la realtà di un pane che nasce dalla terra e dall’amore di chi la lavora, per la buona vita di chi lo mangerà. Il pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, diventi alimento di vita, di dignità e di solidarietà”.
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