Un accordo firmato in segreto. Le proteste nel Paese. E la richiesta di trasparenza, da parte dei vescovi. Infiamma il Paraguay la vicenda dell’accordo con il Brasile riguardante l’approvvigionamento energetico del Paese attraverso il bacino di Itaipú, la più grande centrale idroelettrica del mondo. L’enorme diga si trova sul Paranà, ai confini tra Brasile e Paraguay. Dall’impianto dipende il fabbisogno energetico di Rio de Janeiro e San Paolo del Brasile. Il 24 maggio è stato siglato un “accordo segreto” tra il governo presieduto da Mario Abdo Benítez e il Brasile. Una volta conosciuti i contenuti, il presidente dell’Ente che gestisce le risorse elettriche del Paraguay (Ande), Pedro Ferreira, si è dimesso dal suo incarico, affermando che l’intesa impegnava il Paraguay ad acquisire più energia rispetto al suo fabbisogno e che questo dipendeva da un atteggiamento estorsivo da parte della compagnia elettrica brasiliana Eletrobas. Tutto ciò ha dato vita a numerose manifestazioni e proteste, che hanno spinto il Senato a votare un a mozione contro l’intesa e obbligando il Governo a rinegoziarla. In una nota la Conferenza episcopale del Paraguay, riunita in questi giorni in assemblea, ha chiesto al Governo di chiarire i vari aspetti dell’accordo bilaterale firmato in segreto. “Riteniamo – si legge – che il tema in relazione alla diga Itaipú e la firma di nuove condizioni nella rinegoziazione dell’allegato C del trattato, prevista per il 2023, sia sensibile e strategico per il Paraguay”. Servono, quindi, un alto livello di “amor di patria, partecipazione e coinvolgimento sociale”. I vescovi apprezzano il fatto che il popolo abbia manifestato, mostrando così desiderio di informazione e interesse per il bene comune. E auspicano che i riferimenti che guideranno il Governo nel nuovo negoziato siano “la ricerca del bene comune, la responsabilità e la trasparenza”, obiettivi da raggiungere anche con il contributo di esperti di varie discipline.
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