La notizia era nell’aria, ma da oggi è arrivata la conferma ufficiale. Attraverso un video di 32 minuti dell’ex vicecomandante delle Farc Iván Márquez, capo negoziatore dell’accordo di pace dell’Avana con il Governo colombiano, ha annunciato che i dissidenti delle Farc, la guerriglia rimasta attiva in Colombia per 53 anni, riprendono le armi.
Da vari mesi, ormai, Márquez, che si trova probabilmente in Venezuela, aveva fatto perdere le sue tracce e aveva a più riprese accusato il Governo colombiano di aver tradito l’accordo. Al suo fianco altri due leader storici: Seuxis Paucías Hernández, alias Jesús Santrich, prima eletto in Parlamento e poi ricercato dalla magistratura colombiana dopo che la Dea lo aveva accusato di traffico di droga e colpito da un ordine di estradizione negli Usa, ed Hernán Darío Velásquez, noto come el Paisá, uno dei principali strateghi militari della guerriglia, mentre Márquez, fino alla firma dell’accordo, è sempre stato storicamente la mente “politica” delle Farc, che aveva abbracciato dopo l’esperienza, negli anni Ottanta, dell’Unione Patriottica, lo schieramento di sinistra che aveva lasciato le armi per impegnarsi in politica, i cui membri erano stati in gran parte uccisi.
Nel video Márquez lancia dure accuse all’ex presidente Juan Manuel Santos, per non aver mantenuto le promesse, soprattutto nella parte della redistribuzione dei terreni con un’adeguata riforma agraria. E ricorda l’uccisione, dopo l’accordo, di circa 500 leader sociali e 150 ex guerriglieri.
Le “nuove” Farc, secondo il leader, non compiranno rapimenti, reclutamenti di minori e non attaccheranno esercito e polizia, usando le armi solo a livello difensivo e per proteggere i contadini. Probabile una certa saldatura con l’Esercito di liberazione nazionale, ancora attivo.
“Non siamo mai stati sconfitti e vinti ideologicamente – ha detto Márquez -. Per questo la lotta continua. La storia registrerà nelle sue pagine perché siamo stati costretti a riprendere le armi”.
Pronta la risposta, via twitter, di Rodrigo Londoño, alias Timochenko, l’ultimo capo della formazione guerrigliera e ora leader della forza politica: “Non vale la pena di fare eco alla guerra. Siamo in molti di più noi che continueremo a lavorare per la pace”.

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