“Un cambio di rotta” sostanziale sulle questioni che riguardano le migrazioni. Una Repubblica italiana capace di parlare su questi temi con “una lingua mite” e con un approccio umano, così come descritto oggi dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel suo discorso alla Camera per il voto di fiducia. E’ l’auspicio di padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, il centro dei gesuiti che da anni accoglie a Roma migliaia di rifugiati. “Il decreto sicurezza va affrontato rivedendolo nel complesso e va dato un segnale che stiamo riacquistando un volto umano”, afferma il sacerdote, commentando alcuni passi del discorso del premier riguardanti l’immigrazione. Padre Ripamonti spera che “il governo si dimostri coraggioso da questo punto di vista e riveda la materia nel suo complesso e a più livelli”. Tutto ciò mentre la nave Ocean Viking di Sos Mediterranée, che ha soccorso 50 persone al largo delle Libia ed è ora in acque internazionali, è in attesa di un porto sicuro. Sarà il primo banco di prova per il nuovo governo.
Oggi il premier Conte ha annunciato che il nuovo governo rivedrà la disciplina in materia di sicurezza “alla luce delle osservazioni critiche” del Presidente della Repubblica. Un segnale positivo?
Vorrei sottolineare due punti del discorso significativi: Conte ha parlato di “lingua mite” e “volto umano” della Repubblica. In tema di immigrazione queste due indicazioni sono fondamentali. Negli ultimi tempi sulle questioni migratorie siamo stati invece abituati ad un clima molto più aspro, più duro, polemico, al limite del violento.
Il riferimento al “linguaggio mite” mi fa ben sperare che i toni possano diventare ragionevoli:
su alcune questioni si può non essere d’accordo ma mi auguro ci si possa confrontare ragionevolmente. Il volto umano della Repubblica è in riferimento alla Costituzione, al rispetto dei trattati internazionali, all’importanza dei diritti dell’uomo. Questi due presupposti sono importanti anche in materia di immigrazione. Riguardo al riferimento al decreto sicurezza auspico che ci sia una rivisitazione anche più organica della legislazione in materia migratoria e che
il governo si dimostri coraggioso da questo punto di vista e riveda la materia nel suo complesso e a più livelli,
che tenga conto delle tante questioni che il fenomeno migratorio pone in campo: dagli arrivi all’integrazione. Spero che il decreto sicurezza rivisitato secondo le indicazioni del Presidente della Repubblica possa muoversi in questa direzione, nel rispetto delle normative internazionali,
in una Italia che vuole essere sì rigorosa ma anche dal volto umano.
In ballo c’è anche il tema della solidarietà tra gli Stati membri dell’Unione europea, non sempre condivisa, riguardo agli arrivi anche se è di oggi la notizia di un prossimo summit europeo, straordinario, cui, oltre l’Italia, dovrebbero partecipare anche , Germania, Malta e Finlandia.
Quando si comincia un governo l’auspicio è che si vada in una direzione diversa rispetto a quanto accaduto nell’ultimo anno. Molte volte gli Stati membri hanno fatto dichiarazioni ed avevano preso responsabilità sulla suddivisione dei migranti ma spesso alle dichiarazioni non sono seguiti i fatti. Certamente
auspichiamo che questa sia la volta buona e che con il nuovo governo europeo si possa avviare un dialogo effettivo ed efficace.
Spero che gli arrivi in territorio italiano, e in genere nel Sud dell’Europa, possano essere veramente condivisi con tutti gli Stati membri dell’Unione. Sarebbe una svolta importante e decisiva nell’ambito della solidarietà tra gli Stati.
Conte ha fatto anche riferimento alla possibilità di corridoi umanitari europei, come richiesto da tempo da molte organizzazioni che lavorano con i migranti.
Sarebbe una delle vie per affrontare il fenomeno migratorio nella sua complessità. Non transigere sul salvataggio delle vite in mare e fare in modo che i salvataggi siano soltanto residuali. Fare in modo che le persone possano arrivare in Europa attraverso vie legali. I corridoi umanitari europei
possono essere una via importante da perseguire
perché garantirebbe alle persone di non doversi affidare ai trafficanti mettendo a rischio la loro vita.
Un approccio non più emergenziale ma strutturale alla questione migratoria significherebbe anche rivedere la legge Bossi-Fini?
Insieme ad altre associazioni abbiamo depositato in Parlamento una legge di iniziativa popolare per una revisione della Bossi-Fini. Quello
potrebbe essere un ottimo punto di partenza
per tornare ad affrontare in modo complesso il fenomeno migratorio. Negli ultimi tempi siamo stati abituati a risposte semplicistiche e semplificate invece la questione è complessa e va affrontata con rigore e responsabilità, a diversi livelli. Questa potrebbe essere l’occasione buona.
La nave di Sos Mediterranée è in attesa di un porto di sbarco. E noi in attesa di vedere cosa farà il nuovo ministro Luciana Lamorgese. Quale auspicio?
Speriamo che quello sguardo e quel volto umano della Repubblica cominci a farsi strada partendo da queste piccole grandi cose.
Questo potrebbe essere un segnale importante di un modo nuovo di approcciare alla questione migratoria rispetto agli ultimi 14/15 mesi. Auspico che non si arrivi a questi bracci di ferro ai quali ci stiamo abituando. Prima ci facevano effetto pochi giorni di stallo, ora passano più giorni e le condizioni delle persone si aggravano, assistiamo a scene drammatiche di persone sbarcate in condizioni terribili. Non dobbiamo abituarci a questo.
Un cambio di rotta potrebbe essere un segnale.
Il decreto sicurezza va affrontato rivedendolo nel complesso e va dato un segnale che stiamo riacquistando un volto umano.
Abbiamo assistito ad anni di lenta criminalizzazione delle Ong. Siamo ancora in tempo per recuperare?
Si può e si deve, già partendo con
un linguaggio mite che non criminalizzi, non crei capri espiatori e criminali,
non facendo violenza, utilizzando i media per informare e non dare informazioni distorte come le famose invasioni. Ci vorrà tanto tempo perché una volta che il vaso è rotto ricostruire non è semplice. Ma tutto questo può contribuire a ricreare un clima più sereno e una situazione più accettabile, ridando la giusta collocazione a chi fa il bene: chi salva le vite in mare non è un criminale ma una persona o realtà che si mette al fianco delle organizzazioni pubbliche perché vuole un mondo diverso.
Stesso discorso vale per l’imbarbarimento della società verso atteggiamenti razzisti. Quali anticorpi mettere in campo come cattolici?
Assumendoci le nostre responsabilità e non facendo lotte interne sul tema dell’accoglienza, che è un dettato evangelico. Sappiamo che l’atteggiamento dei miti ci permetterà di ereditare una terra più umana, più solidale, più equilibrata e sostenibile per tutti.
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