Il Parlamento europeo “invita le autorità iraniane a rilasciare incondizionatamente tutti i difensori dei diritti delle donne arbitrariamente incarcerate che protestano contro l’hijab obbligatoria, così come tutti gli altri difensori dei diritti umani, incarcerati e condannati per aver semplicemente esercitato il loro diritto alla libertà di espressione”.

L’Euroassemblea, riunita a Strasburgo, punta quindi l’indice verso Teheran per i diritti calpestati e “loda e sostiene le donne iraniane che difendono i diritti umani nonostante le difficoltà e le ripercussioni personali che stanno affrontando”. La risoluzione approvata in emiciclo “sollecita le autorità iraniane a cooperare con le ambasciate degli Stati Ue a Teheran al fine di stabilire un elenco completo dei cittadini di doppia nazionalità Ue-Iran attualmente detenuti nel Paese e di monitorare attentamente ogni singolo caso”. Una risoluzione è dedicata alla situazione ad Ankara e i deputati europei denunciano “il deterioramento della situazione dello Stato di diritto in Turchia” e condannano “la recente decisione delle autorità turche di rimuovere i sindaci eletti democraticamente nelle città di Diyarbakir, Van e Mardin sulla base di prove discutibili e presunti legami con il terrorismo”. Una terza risoluzione attiene al Myanmar: i deputati ribadiscono la loro “ferma condanna di tutte le violazioni dei diritti umani passate e presenti”, che secondo l’Onu “equivalgono a genocidio e crimini contro l’umanità, perpetrati dalle forze armate del Myanmar contro la popolazione minoritaria Rohingya”.

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