Di Fernando Palestini

DIOCESI – Dopo la pausa estiva riprende “La scuola di formazione socio politica” proposta dalla Diocesi di San Benedetto del Tronto, Ripatransone, Montalto, consapevole che siamo di fronte ad una crisi sempre più profonda del tessuto sociale ed alla necessità di formare persone che, ispirate dai principi cristiani, possano inserirsi con competenza professionale nei vari settore socio-politici della vita civile.

La “Sussidarietà’” è uno dei principi fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa ed è il titolo del terzo incontro della scuola di formazione socio-politica organizzata dalla nostra Diocesi dal titolo “Lavoriamo insieme per il bene comune”.

Il tema sarà sviluppato dal prof. Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà ed uno dei fondatori di Comunione e Liberazione e dal prof. Massimiliano Colombi docente di Sociologia presso l’Istituto Teologico Marchigiano. L’incontro si svolgerà presso il Biancazzurro a San Benedetto del Tronto, oggi, sabato 21 settembre dalle ore 15,00 alle ore 18,30.

L’applicazione di questo principio, inserito nei Trattati Europei, nella Costituzione del nostro Paese e negli ordinamenti legislativi delle Regioni, può essere collegata all’affermazione e allo sviluppo di una tipologia di cittadini, qualificati “attivi”, e al profilo di un corrispondente concetto di cittadinanza, cd “attiva”. I cittadini “attivi” si impegnano, singolarmente o in associazione, di intesa e con il sostegno della Pubblica Amministrazione, allo svolgimento di funzioni di pubblico interesse, consentendo un grado e un modo di attuazione di queste, che senza di loro non sarebbero stati possibili.

Nella prassi il principio di sussidiarietà significa: “Il rispetto e la promozione effettiva del primato della persona e della famiglia; la valorizzazione delle associazioni e delle organizzazioni intermedie, nelle proprie scelte fondamentali e in tutte quelle che non possono essere delegate o assunte da altri; l’incoraggiamento offerto all’iniziativa privata, in modo tale che ogni organismo sociale rimanga a servizio, con le proprie peculiarità, del bene comune; l’articolazione pluralistica della società e la rappresentanza delle sue forze vitali; la salvaguardia dei diritti umani e delle minoranze; il decentramento burocratico e amministrativo; l’equilibrio tra la sfera pubblica e quella privata, con il conseguente riconoscimento della funzione sociale del privato; un’adeguata responsabilizzazione del cittadino nel suo «essere parte» attiva della realtà politica e sociale del Paese.”. (Compendio DSC, n. 187).

 

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