Hanno scelto di celebrare al confine con il Messico, la Giornata mondiale per i migranti e i rifugiati. Il vescovo di El Paso, Mark J. Seitz, il vescovo Oscar Cantú, della diocesi di San Jose, il vescovo Peter Baldacchino, della diocesi di Las Cruces, il vescovo Brendan J. Cahill, della diocesi di Victoria e mons. Robert Stark, coordinatore regionale della Sezione Vaticana su migranti e rifugiati, hanno trascorso un’intero giorno con i migranti, ascoltando le loro storie, visitando le case e i centri di accoglienza, pregando insieme e celebrando una messa. Alcuni degli immigrati sono contadini e braccianti impiegati nei campi del Texas e del New Messico; altri invece semplicemente confinati in attesa di entrare negli Usa o di tornare nei loro Paesi, una realtà quest’ultima che coinvolge migliaia di persone soprattutto da quando la politica di chiusura americana ha sbarrato gli accessi. All’incontro sono stati presenti vari avvocati esperti di immigrazione che si ritrovano a gestire norme e direttive sempre più confuse e mutevoli. Nella città di Juarez è giunta una carovana di 1.750 persone che si sono spinte a Nord proprio per le violenze sperimentate in Messico, che invece dall’amministrazione Trump è stato dichiarato “Paese sicuro in cui fare appello come rifugiati”.
“Questa giornata ci ricorda che la migrazione non si limita ad esaminare da dove arrivano le persone ma mette in luce la loro unica dignità, come esseri umani, data da Dio”, ha detto mons. Vasquez ricordando la chiamata all’accoglienza che “come persone di fede abbiamo ricevuto per proteggere questi fratelli e sorelle dalla crudeltà, dall’indifferenza, aiutandoli nella piena integrazione nelle nostre comunità”. La visita ha voluto sottolineare l’impegno e il ministero pastorale della Chiesa verso i migranti, e nello stesso tempo metterne in evidenza i bisogni spirituali e materiali, le complesse situazioni che vivono al confine, l’estrema complessità e variabilità delle leggi.
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