“Perdoniamo ma continuiamo a chiedere giustizia per le nostre vittime. È per questo che preghiamo ogni giorno”. Alla presentazione, ieri a Roma, della ricerca della Fondazione di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs), intitolata “Perseguitati più che mai. Focus sulla persecuzione anticristiana tra il 2017 e il 2019”, è risuonata la testimonianza del rettore del santuario di Sant’Antonio a Colombo, don K.A. Jude Raj Fernando, che ha raccontato l’attacco terroristico contro la sua chiesa in Sri Lanka nel giorno di Pasqua, costato la vita a 258 persone. “I numerosi attentati verificatisi nel periodo in esame (2017-2019) mostrano come, al pari dell’Africa subsahariana, l’Asia meridionale ed orientale rappresenti oggi il nuovo campo d’azione jihadista”, denuncia Acs nella sua ricerca ed è proprio in questa area del mondo che si sono verificati gli attacchi anticristiani più eclatanti. “Non potevo credere ai miei stessi occhi – ha riferito il rettore –: ho visto i miei fedeli morti, sanguinanti e mi sono chiesto: ‘Dio mio, perché?’.

Ma nonostante la grave ferita infertaci, restiamo saldi nella nostra fede che ci consente di perdonare i nostri persecutori”. Ieri, nel corso dell’udienza generale, il sacerdote ha incontrato e salutato Papa Francesco. Oggi nella basilica di San Bartolomeo all’Isola, santuario dei martiri del XX e XXI secolo, dove si è svolta la presentazione, il rettore ha portato una teca contenente oggetti personali appartenuti alle vittime dell’attentato, come un biberon e una statuetta spaccata a metà, e poi dei vetri rotti della chiesa e un cero pasquale.

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