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LORETO – Si è svolto venerdì scorso nella Basilica della Santa Casa di Loreto un primo, significativo momento d’aiuto a vivere i contenuti del Giubileo Lauretano, che inizierà l’8 dicembre prossimo con l’apertura della Porta Santa. Padre Raniero Cantalamessa, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, ha accompagnato i tanti presenti in una meditazione sul tema “Chiamati alla santità. La santità cristiana, dono ed impegno”.
“Siamo qui per sintonizzarci con il grande dono che, con l’occasione del centenario della proclamazione di Maria vergine di Loreto patrona degli aviatori, Papa Francesco ha fatto a noi e a tutta la Chiesa, ossia il dono del Giubileo”, così ha introdotto l’incontro Mons. Fabio Dal Cin, l’Arcivescovo Delegato Pontificio. “Il volo attraverso il Giubileo”, ha aggiunto, “diventa così la metafora della nostra vita: siamo chiamati a spiccare il volo della santità. E p. Cantalamessa che ci darà la tonalità giusta per vivere il prossimo Giubileo come un momento di grazia per noi e per quanti giungeranno pellegrini a questo santuario”.
Dopo aver ricordato la sua ordinazione sacerdotale, avvenuta 61 anni fa proprio nella Basilica di Loreto, p. Cantalemessa ha subito messo a fuoco il significato della parola “santità”: “Nel tempo la santità ha finito per essere associata a virtù eroiche, a fatti mistici, a penitenze straordinarie, tanto che la gente ha molta familiarità con i santi, ma poca con la santità“, ha detto, e per centrarne il senso si è rifatto all’esortazione apostolica di Papa Francesco Gaudete et exultate, laddove ricorda che la chiamata alla santità è per essere vissuta “nel contesto attuale con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità” e che “Il Signore ha scelto ciascuno di noi per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità.”
“Perché sono al mondo? Sto facendo quello per cui sono al mondo?” si è interrogato p. Cantalamessa, “Questa è la domanda di senso della vita del cristiano. Il contrario di santo non è peccatore, è fallito. Perché uno può fallire nella vita in tanti modi, ma qui si fallisce nello scopo per cui siamo al mondo.”
“Nelle Confessioni Sant’Agostino racconta come nacque la sua decisione di farsi santo. Aveva saputo di due soldati fatti monaci dopo aver letto la storia di sant’Antonio abate e di due ragazze che avevano lasciato tutto per consacrarsi a Dio. Quasi adirato con se stesso disse a se stesso: “se questi e queste sì, perché non anch’io?”
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