“Stendere le braccia dell’amicizia e di accogliere quelli che vengono, spesso dopo grandi sofferenze, a cercare rifugio nel vostro Paese”. È l’invito con cui si è concluso il discorso rivolto dal Papa ai giovani dalla cattedrale di Tokyo.
“Con noi qui c’è un piccolo gruppo di rifugiati”, ha fatto notare Francesco: “La vostra accoglienza testimonierà che per molti possono essere estranei, ma per voi si possono considerare fratelli e sorelle”. “Un maestro saggio una volta disse che la chiave per crescere nella saggezza non sta tanto nel trovare le risposte giuste, ma nello scoprire le domande giuste”, ha raccontato il Papa: “Spero che possiate farvi delle ottime domande, mettervi in discussione e aiutare gli altri a porsi domande buone e provocatorie sul significato della vita e su come possiamo costruire un futuro migliore per coloro che verranno dopo noi”. “Non confondete e non stordite i vostri sogni, date loro spazio e osate guardare a grandi orizzonti, guardare ciò che vi attende se avrete il coraggio di costruirli insieme”, l’appello finale: “Il Giappone ha bisogno di voi, il mondo ha bisogno di voi, svegli e generosi, gioiosi ed entusiasti, capace di costruire una casa per tutti. Prego perché cresciate in saggezza spirituale e scopriate in questa vita la strada verso la vera felicità”. Al termine dell’incontro, il Papa è rientrato in auto alla nunziatura apostolica, dove ha pranzato con i membri del seguito papale.
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