“Non è raro vedere i diplomatici assistere impotenti a combattimenti e violenze ma è di fronte a questi scenari che la diplomazia deve riscoprire il suo ruolo”. È un invito accorato a riscoprire il valore della diplomazia al servizio della pace quello espresso, ieri mattina, dal card. Pietro Parolin nell’aula magna dell’Università Cattolica di Milano.
Parlando di una crisi della diplomazia, il segretario di Stato ha evidenziato il “pericolo di abbandonare la visione del bene comune per consentire a Paesi di rifugiarsi nelle chiusure individuali e in localismi più o meno mascherati che colorano ormai lo scenario di un mondo post-globale è palpabile”. Da qui il richiamo forte al ruolo degli organismi internazionali che alcuni vorrebbero eliminare, ma di cui il card. Parolin, riprendendo le parole di Papa Francesco, ha sottolineato l’importanza. “Nelle Organizzazioni intergovernative – ha spiegato il card. Parolin – il percorso verso decisioni che coinvolgono i Paesi è sempre faticoso e spesso comporta di sacrificare l’ego del nazionalismo o l’impellenza dell’interesse particolare. Si rischia però di negare l’essenza della diplomazia se non si riconoscono i contesti multilaterali come l’unica possibilità per gli Stati di ritrovarsi simultaneamente per dialogare elaborare strategie, assumere decisioni e e trovare soluzioni a questione, come la pace, che sono necessariamente comuni”. Da qui il rinnovato impegno della Santa Sede con la propria presenza negli scenari multilaterali così da “perseguire il grande obiettivo della pace declinandolo nelle due diverse sfumature: dal disarmo allo sviluppo, dall’educazione alla proprietà intellettuale, dal commercio alle telecomunicazioni e si potrebbe continuare»”.
Il segretario di Stato ha citato, tra i casi più recenti di impegno della Santa Sede, il processo di pace iniziato in Colombia “dove la diplomazia pontificia non ha mancato di offrire un contributo; o alla situazione in Nicaragua, che vede il rappresentante del Papa nel Paese partecipare come ‘osservatore’ ai colloqui per la riappacificazione nazionale; come pure al ruolo che si svolge nelle cicliche crisi in Paesi dell’Africa, come nel caso del Mozambico oggetto di attenzione del Santo Padre nel recente viaggio in quel Paese”. Consapevoli, ha concluso, che “l’antitesi al conflitto sta nella rimozione delle cause che lo scatenano e quindi nel rendere operativi mezzi necessari, in molti casi già noti e previsti”.
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