Vogliamo percorre, insieme con i Magi, la via che porta verso il Figlio di Dio che è nato tra noi. Vogliamo cercare l’Emmanuele con semplicità di cuore non nei centri di potere, ma nella periferia spesso insignificante, non nei luoghi rassicuranti, ma nei posti che non cercano protagonismo, che non sono sulle prime pagine delle riviste, che non fanno notizia, dove ci si prende cura di ogni bambino che nasce e della vita preziosa di ognuno. Allontaniamoci dalla confusione di Babele, per non rischiare di non riuscire ad ascoltare e penetrare ogni accadimento, per poter trovare, riconoscere e adorare in un bambino avvolto in fasce, il Figlio dell’Altissimo.
Immersi nella ricerca di sicurezze, di luoghi gratificanti, di contesti che ci riconoscono, di spazi da occupare, rischiamo di non accorgerci che veramente il Figlio di Dio si è incarnato.
Siamo troppo presi dalla nostra immagine e fatichiamo a metterci alla ricerca di un Bambino che non gode di tanta popolarità, perché nel silenzio annuncia con il suo esserci la prossimità di Dio che si è fatto carne, divenendo simile agli uomini, che si consegna ancora oggi alle donne e agli uomini del nostro tempo, per manifestare l’amore eterno del Padre per l’umanità.
Vogliamo metterci accanto ai Magi, per cercare con loro il Figlio di Dio nella nostra storia, lasciandoci orientare dalla stella che li guida verso la mangiatoia, dove è deposto il Bambino in fasce. Mentre camminiamo con loro, scorgiamo la determinazione nel voler fare il viaggio, fidandosi della stella che li guida verso il re dei Giudei. La loro testimonianza ci interroga: dove stiamo cercando Gesù Bambino nella nostra vita? Come siamo disponibili a cambiare prospettiva, pur di trovare la via giusta che porta a Betlemme?
Se c’è un’assonanza tra stella e desiderio, il racconto di Matteo ci fa notare che il Magi sono persone animate dai grandi desideri. Vengono da Oriente e, guardando la stella nel cielo, si lasciano condurre verso il Bambino. Giunti a Gerusalemme, dopo aver perso di vista la stella, chiedono a Erode indicazioni:
il Signore si serve anche di coloro che sono lontani, per indicare la strada giusta per trovarlo.
Arrivati a Betlemme, trovano il Bambino e sua Madre, si prostrano e adorano, offrono i loro doni e poi fanno ritorno al loro paese, percorrendo un’altra strada.
Tanti elementi possiamo scorgere nei Magi che ancora oggi possono essere indicativi per noi nel cercare e trovare il Bambino nato per l’umanità. In che modo vogliamo tradurre in gesti concreti, nel nostro ambiente, la prossimità di Dio che si è fatto uomo per noi per amore? Come stiamo cercando il Signore nato per noi e a chi facciamo riferimento per chiedere indicazioni? Come restiamo fedeli all’incontro con il Signore presente nella nostra e nella storia degli altri?
Anche noi spesso cerchiamo e non vediamo nella piccolezza il Signore, soprattutto quando facciamo morire nel profondo i desideri. Quando li spegniamo, infatti, gli occhi si ottenebrano, il cuore di rattrappisce, i gesti si bloccano. La ricerca di eventi grandiosi spesso non ci fa cogliere ciò che è veramente reale ed essenziale e che dice altro e oltre e che ci immette spesso alla presenza del Signore.
In questo tempo in cui stiamo perdendo sempre di più il senso del sacro, il gesto di prostrazione e di adorazione dei Magi davanti al Bambino ci interpella. Come coltivare la consapevolezza che nella prossimità di Dio è presente anche il totalmente Altro, il Quale ci chiede di cercarlo sempre nelle piccole storie di ogni giorno? Che cosa ci distrae, per non avvertire la vicinanza del Signore nella nostra vita e in ogni evento?
I Magi cercano il re dei Giudei lasciandosi orientare dalla stella: chi o che cosa mi sta orientando verso il Signore in questo tempo e come voglio raggiungere l’incontro con Lui? Dove trovo la forza di cambiare strada, quando mi accorgo come i Magi che ripercorrere la stessa via mi allontana dal Signore?
Dio, prima che arrivassero i Magi, ha voluto che gli angeli annunciassero la nascita di Gesù ai pastori, ai poveri della terra. In che modo vogliamo tradurre in gesti concreti, nel nostro ambiente, la prossimità di Dio che si è fatto uomo per noi per amore? Come noi possiamo essere la manifestazione di Dio nel quotidiano laddove siamo?
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