Mentre infuriano le polemiche, tra il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, e la Regione Campania per la fine della gestione commissariale per le bonifiche – il 16 dicembre è scaduto l’incarico dell’ex commissario di governo, Mario De Biase -, la vera emergenza è l’immondizia urbana per le strade di Napoli che finirà presto nell’inceneritore di Acerra, senza neanche essere trattata. Parola di don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano simbolo della lotta della popolazione contro l’inquinamento ambientale nella cosiddetta Terra dei fuochi. “Napoli è in una continua emergenza – le strade sono piene di immondizia – e fin quando la città non farà un patto con le periferie, queste dovranno sempre sopportare i suoi rifiuti. È impensabile che una città, anche turistica, come Napoli possa avere la spazzatura per le strade, ma è impensabile anche scaricare sempre sulle periferie che non ne possono più”, la denuncia del sacerdote.“In un’area ristretta – prosegue – abbiamo l’immondizia per le strade, lo stir di Caivano, l’inceneritore di Acerra, ma il problema è lontano dall’essere risolto”.
Da Patriciello l’invito al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, a dialogare con il Governo centrale: “Mi sembra che Costa sia abbastanza sereno nell’affrontare la questione, come anche nel comprendere il nesso di causalità ambiente e malattia che denunciano i medici per l’ambiente e i nostri medici di base, mentre De Luca privilegia solo i canali istituzionali, il Pascale di Napoli e l’Istituto zooprofilattico di Portici, per cui non prende in considerazione l’attività dei medici per l’ambiente e i volontari”. Il sacerdote ricorda anche la polemica sullo studio effettuato dall’oncologo italo-americano, Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro di ricerca sul cancro della Temple University di Philadelphia: secondo il Progetto Veritas, i cui dati sono stati pubblicati sul Journal of cellular physiology, ci sono concentrazioni fuori norma di metalli pesanti nel sangue dei malati di cancro di Giugliano. Eppure, De Luca lo ha bollato come inutile propaganda. Intanto, rammenta il parroco,“solo l’anno scorso abbiamo avuto i risultati del Registro dei tumori in Campania fino al 2012: mentre il mondo galoppa alla velocità della luce, i dati arrivano con la lentezza della lumaca. I medici di base hanno i dati aggiornati, si potrebbe chiedere la loro collaborazione a costo zero”.
Per la questione del commissario alle bonifiche, in particolare, c’è, evidenzia don Patriciello, “una divergenza sulle competenze. Il ministro Costa, che è stato generale del Corpo forestale proprio qui in Campania, ha ben chiara tutta la problematica della Terra dei fuochi. Era lui che dirigeva gli scavi dei siti inquinati e ha fatto tirare fuori le immondizie da sotto terra. E non è un caso che da quando non c’è più, qui non sono stati più effettuati scavi. Vedo Costa abbastanza collaborativo e aperto al dialogo”. Ma serve un commissario alle bonifiche?“Noi – la risposta – abbiamo imparato a diffidare dei commissari, a cominciare da quelli comunali. Difficilmente risolvono un granché. A me il commissariamento non fa molto piacere”.Adesso, rileva il sacerdote, “siamo alla vigilia delle elezioni regionali e, d’altra parte, il Governo centrale si mantiene in piedi con gli spilli: perciò,
c’è un pesante rallentamento dell’interesse verso il problema della Terra dei fuochi”.
Negli anni di commissariamento si sono raggiunti risultati? “Mi ricordo – ci racconta il parroco – che una volta mi trovano alla Resit di Giugliano con il commissario alle bonifiche Mario De Biase, che mi confidò in napoletano: ‘Reverendo, qua sotto c’è una pellecchia’, cioè una piccola pellicola di plastica’. Il problema di quelle discariche è che non erano fatte per i rifiuti industriali, ma per quelli urbani, quindi al fondo c’era solouno strato di cellophane”. Il 15 luglio 2019 i lavori sulla Resit sono stati ultimati: con 6 milioni, la discarica è stata messa in sicurezza. Non dovrebbe più disperdere percolato né biogas ed è stata trasformata in un Parco con 500 alberi piantumati. “Se la bonifica è stata fatta crediamo a quanto ci dicono – commenta il sacerdote –, anche se non so come sia stato realizzato ciò”. Sempre Giugliano ospita il sito di stoccaggio di Taverna del re: “Quando De Luca fu eletto, disse che in due anni avrebbe eliminato i quasi sei milioni di tonnellate di ecoballe. Adesso è quasi finito il suo mandato, ma l’immondizia sta ancora là”. Sono tante, dunque, le promesse non realizzate.
La soluzione non sono nuovi termovalorizzatori, perché la maggior parte dei rifiuti sono illegali, dichiara don Patriciello:“Il problema vero è quello dell’evasione fiscale, delle fabbriche illegali, del lavoro a nero e degli scarti delle industrie che vengono, di conseguenza, bruciati, interrati o camuffati come immondizie urbane, ma in una Regione come la Campania, dove è fortissima la disoccupazione, è un argomento tabù, come mi rispose De Luca in occasione di un incontro con l’allora premier Matteo Renzi, a Caserta”.
Si avvicinano le elezioni regionali, che appello rivolgerebbe? “In campagna elettorale avete fatto tutti ‘la corte’ a me, ai volontari, ai comitati, ai medici per l’ambiente, ai medici di base, ci avete cercato e noi siamo sempre stati a disposizione, per offrire la nostra esperienza. I vescovi campani sono impegnati in prima linea sulla questione ambientale. Dunque, c’è la buona volontà della Chiesa, dai presuli ai preti, dei comitati, dei medici. Il mio auspicio è che questo dialogo possa continuare. Ognuno deve fare la sua parte e, poi, intervenire seriamente. Ancora oggi non abbiamo un sistema di tracciabilità dei rifiuti che ‘camminano’ per l’Italia”. Insomma, nel settore dei rifiuti come in altri campi,
“il gioco dello scaricabarile tra comuni, Regione, Stato centrale, si ritorce contro la povera gente.
Ognuno si chiude nel proprio e le storie vanno così avanti da anni. Occorre, invece, responsabilità e dialogo per il bene di tutti”.
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