“Vorremmo che la tutela dei minori entrasse a far parte della pastorale ordinaria”. Lo ha detto mons. Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale della Cei per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, illustrando durante la conferenza stampa di chiusura del Consiglio permanente della Cei le prossime iniziative della Chiesa italiana in questo ambito, dopo la pubblicazione delle Linee guida del giugno scorso. Tra queste, la costituzione in ogni Regione ecclesiastica di un Servizio regionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, con la nomina di un vescovo incaricato per la tutela dei minori e di un coordinatore regionale. “A metà gennaio è stata completata la rete di tutti i referenti diocesani in Italia”, ha reso noto Ghizzoni, precisando che saranno due le figure attive in ogni diocesi: il referente diocesano, che ha il compito di “organizzare le attività e gli impegni pastorali in sinergia con tutti gli altri responsabili pastorali che ci sono già, come i preti, i catechisti, gli allenatori e tutti quelli che lavorano nelle parrocchie”, e il responsabile del “Centro di ascolto per la tutela dei minori”, la vera novità di quella che Ghizzoni ha definito un vero e proprio “percorso pedagogico”. L’identikit tracciata dal vescovo è quella di “una persona preparata per accogliere le segnalazioni e le denunce, possibilmente un laico e ancora meglio una donna, in modo da maggiore libertà a chi decide di segnalare e denunciare”. Figura, questa, “diversa da quella di chi ha competenza professionale specifica in questi ambiti, come gli psicologi o gli psichiatri, perché deve saper interagire adeguatamente con il tessuto ecclesiale”. A disposizione del responsabile del Centro di ascolto, una linea telefonica dedicata per un’assistenza nelle 24 ore, un indirizzo di posta elettronica e “un luogo riservato” dove poter raccogliere le segnalazioni e le denunce. “Entro maggio siamo chiamati a comunicare alla Santa Sede l’attivazione di questo nuovo strumento”, ha reso noto Ghizzoni, informando che nel mese di marzo sono in programma tre raduni nazionali – a Roma, Milano e Napoli – per “avviare il lavoro dei referenti diocesani”, anche attraverso appositi strumenti formativi. Tra questi, in via di elaborazione ci sono quattro sussidi: “Sugli abusi in generale, sulle buone prassi da introdurre nelle parrocchie a tutela dei minori, sulla comunicazione ed uno più interno sulla formazione affettivo-sessuale dei futuri preti e religiosi”. “Ci è stato chiesto da molte parti”, ha precisato Ghizzoni a proposito di quest’ultimo strumento: “Siccome all’origine di almeno una parte degli abusi c’è il fatto che in precedenza i chierici avevano un’immaturità già nella fase iniziale del loro cammino formativo, con conseguenze che in alcuni casi hanno portato anche agli abusi, allora bisogna andare all’origini, migliorando il sistema formativo dei futuri chierici, preti o religiosi”.
0 commenti