(da Bari)
“La costruzione della pace, che la Chiesa e ogni istituzione civile devono sempre sentire come priorità, ha come presupposto indispensabile la giustizia”. Lo ha ribadito il Papa, che incontrando i vescovi nella basilica di San Nicola ha spiegato come la giustizia “è calpestata dove sono ignorate le esigenze delle persone e dove gli interessi economici di parte prevalgono sui diritti dei singoli e della comunità”. La giustizia è ostacolata, inoltre, “dalla cultura dello scarto, che tratta le persone come fossero cose, e che genera e accresce le diseguaglianze, così che in modo stridente sulle sponde dello stesso mare vivono società dell’abbondanza e altre in cui molti lottano per la sopravvivenza”. “A contrastare tale cultura contribuiscono in maniera decisiva le innumerevoli opere di carità, di educazione e di formazione attuate dalle comunità cristiane”, ha proseguito Francesco, secondo il quale “ogni volta che le diocesi, le parrocchie, le associazioni, il volontariato o i singoli si adoperano per sostenere chi è abbandonato o nel bisogno, il Vangelo acquista nuova forza di attrazione”. “Lasciarsi guidare dalle attese della povera gente”, il criterio per “perseguire il bene comune”, coniato da Giorgio La Pira e fatto proprio dal Papa: “Tale principio, che non è mai accantonabile in base a calcoli o a ragioni di convenienza, se assunto in modo serio, permette una svolta antropologica radicale, che rende tutti più umani”. “A cosa serve, del resto, una società che raggiunge sempre nuovi risultati tecnologici, ma che diventa meno solidale verso chi è nel bisogno?”, si è chiesto Francesco: “Con l’annuncio evangelico, noi trasmettiamo invece la logica per la quale non ci sono ultimi e ci sforziamo affinché la Chiesa, mediante un impegno sempre più attivo, sia segno dell’attenzione privilegiata per i piccoli e i poveri, perché quelle membra del corpo che sembrano più deboli, sono più necessarie e, se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme”.
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