Di Vincenzo Corrado

È la più longeva rivista italiana ancora attiva. Fondata a Napoli da un gruppo di gesuiti italiani, viene stampata per la prima volta il 6 aprile 1850. Ora, dopo 163 anni di storia, si rinnova presentandosi in una nuova versione cartacea e digitale. Stiamo parlando de “La Civiltà Cattolica”, il quindicinale dei gesuiti che esce il primo e il terzo sabato del mese (24 quaderni l’anno). Oggi, in sala stampa vaticana, viene presentato il primo numero del “nuovo corso”. Intervista a padre Antonio Spadaro, direttore della rivista, di illustrare le principali novità.

Padre Spadaro, la più antica rivista italiana cambia veste grafica e inaugura una nuova fase della sua storia, improntata sul digitale…
“Dal 1971 ‘La Civiltà Cattolica’ non cambiava veste grafica. Adesso è la prima volta, in 163 anni di vita della rivista, che questa veste viene sottoposta a un vera e propria progettazione coordinata, che va dal restyling della testata alla creazione di un marchio, dall’impaginazione della copertina alle gabbie interne, fino alla declinazione per tablet. In questo modo oggi diventa disponibile su tutti i tablet con applicazioni: su iPad, iPhone, Android, Kindle Fire e Windows 8. La presenza sul digitale è complementare a quella su carta per cui tutti i nostri abbonati potranno leggere la rivista sia in forma tradizionale sia in forma digitale. Non si tratta, dunque, di una fase legata esclusivamente al digitale, ma all’integrazione tra l’edizione cartacea e quella digitale”.

Quali gli obiettivi di questo nuovo percorso?
“Paolo VI, ripreso poi da Benedetto XVI, disse che ‘ovunque nella Chiesa, anche nei campi più difficili e di punta, nei crocevia delle ideologie, nelle trincee sociali, vi è stato e vi è il confronto tra le esigenze brucianti dell’uomo e il perenne messaggio del Vangelo, là vi sono stati e vi sono i gesuiti’. Il nostro obiettivo è sempre questo: stare lì dove il Vangelo incontra le questioni urgenti e brucianti dell’uomo di oggi. Ora, ‘La Civiltà Cattolica’, nata nel 1850, ha solcato decenni nei quali sono cambiate non solamente le modalità della comunicazione, ma i suoi stessi significati. Noi oggi vogliamo restare fedeli alla capacità innovativa che ha caratterizzato la rivista sin dalla sua origine”.

Il restyling grafico porterà anche delle novità editoriali?
“A livello di struttura scompaiono le ‘cronache’ in un mondo in cui la cronaca è affidata ai quotidiani, e oggi anche ai blog e ai tweets in tempo reale. Insisteremo sui ‘ponti’, cioè sulle riflessioni, le valutazioni critiche, i ragionamenti, anche sulla contemporaneità più attuale, grazie alla rubrica ‘Focus’ con articoli legati all’attualità di carattere politico, economico, internazionale, di società, di diritto. La riflessione sulla Chiesa avrà un posto fisso al cuore, cioè al centro, della rivista. Appariranno nuove rubriche mobili quali il ‘Profilo’ e l’‘Intervista’”.

Nuova veste grafica, nuove rubriche, maggiore integrazione tra formato cartaceo e formato per il web. Quali altre novità?
“Il contenuto della rivista nella forma essenziale dell’abstract è reso ‘aperto’ alle reti sociali per la fruizione, la condivisione, il commento, il dibattito, nelle forme che saranno possibili nell’ambito proprio: non il nostro sito ma i networks sociali come Facebook (facebook.com/civiltacattolica) e Twitter (@civcatt)”.

Quali sono le caratteristiche che rendono “unica”, nel panorama editoriale, “La Civiltà Cattolica”?
“Sono molte, in realtà. ‘La Civiltà Cattolica’ è la rivista più antica d’Italia tra quelle che non hanno mai interrotto le pubblicazioni. Dunque, è una rivista che esce da oltre 160 anni, ogni quindici giorni, con fascicoli di oltre 100 pagine. È una rivista di cultura che ospita articoli scritti solamente da gesuiti. I suoi redattori sono specialisti ma usano un linguaggio per non ‘addetti ai lavori’. Inoltre, è una rivista che potremmo dire ‘certificata’ da una sintonia speciale con la Santa Sede e che, addirittura, arriva con la valigia diplomatica a tutti i nunzi del mondo. E questo solo per citare le caratteristiche più visibili di unicità”.

Pensa che la “sintonia speciale con la Santa Sede” s’intensificherà con l’elezione di un gesuita al soglio pontificio?
“Ascoltando il messaggio di Papa Francesco ai rappresentanti dei mezzi di comunicazione sociale, riuniti il 16 marzo nell’Aula Paolo VI, ci hanno colpito alcune espressioni che sembrano definire la vocazione del giornalista così come noi ci sentiamo chiamati a viverla: ‘Voi avete la capacità di raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo, di offrire gli elementi per una lettura della realtà. Il vostro lavoro necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza’. Credo che s’intensificherà la ‘mission’ così ben descritta dal Papa”.

Parlando di Papa Francesco, come descrivere il suo stile comunicativo?
“Per Papa Francesco l’annuncio si compie nelle relazioni. Non c’è contenuto o messaggio che possa essere comunicato se non c’è una relazione umana alla base. Papa Francesco più che ‘comunicare’ crea ‘eventi comunicativi’. Ama gesti che significano vicinanza a ‘distanza personale’ e, quindi, ravvicinata, inclusi gli abbracci calorosi che indicano empatia e condivisione. Tiene a dire spesso che il messaggio del Vangelo è ‘rivolto a me, a te…’. Parla per frasi brevi, affilate, spesso suddivise in tre punti o tre parole, come nella classica tradizione gesuitica”.

La rivista è nata nel 1850 con l’obiettivo di difendere “la civiltà cattolica”, come allora la si concepiva, minacciata dai nemici della Chiesa. Sono passati 163 anni, è cambiato lo stile, non più quello polemico delle origini, ma in dialogo col mondo. Come si può sintetizzare oggi la “vocazione” della rivista?
“‘La Civiltà Cattolica’ è essenzialmente questo: una rivista che da 163 anni intende condividere un’esperienza intellettuale illuminata dalla fede e profondamente innestata nella vita culturale, sociale, economica, politica, artistica e scientifica dei nostri giorni. È nel suo codice genetico fare da ponte, interpretando il mondo per la Chiesa e la Chiesa per il mondo, contribuendo a un dialogo aperto, pieno, cordiale, rispettoso”.

Fino ad oggi tutti i fascicoli, pubblicati dal 1850, erano consultabili solo nelle biblioteche. Ora c’è un progetto di renderli fruibili sul web. Un’opportunità, ma anche un rischio di vedere sempre meno gente in quei luoghi che sono considerati gli “scrigni dei libri”.
“Grazie alla collaborazione di Google, è stato avviato un progetto per cui in breve tempo saranno resi fruibili su web tutti i fascicoli pubblicati dal 1850 al 2008. ‘La Civiltà Cattolica’ è un patrimonio dell’Italia, fondata prima dell’Unità, ma già pensata per la diffusione che oggi diremmo ‘nazionale’. È stata una rivista che ha diffuso l’uso della lingua italiana comune, essendo sempre stata scritta non in latino (come le riviste ecclesiastiche di cultura del tempo) ma in ‘volgare’. Non può rimanere, dunque, chiusa in ‘scrigni’. La Rete permette di rendere tutto il nostro patrimonio accessibile in maniera gratuita da chiunque. Sarà così più agevole fare ricerche, analisi, rendere vivo l’immenso materiale de ‘La Civiltà Cattolica’”.

La “riforma” della rivista riguarda solo il cartaceo e il digitale o c’è qualcos’altro?
“Non intendiamo semplicemente ‘seguire’ e commentare eventi culturali o riflessioni già formulate. Per quanto ci è possibile vogliamo intuire ciò che sarà, anticipare le tendenze e i fenomeni, prevederne l’impatto, tenere dunque desta l’attenzione dei nostri lettori”.

Cosa si aspetta da tutte queste novità? Qual è il suo augurio?
“Che resti sempre vivo ciò che ci disse Benedetto XVI nel 2006: ‘La Civiltà Cattolica, per essere fedele alla sua natura e al suo compito, non mancherà di rinnovarsi continuamente, leggendo correttamente i segni dei tempi’. E questo per aiutare il lettore a vivere meglio, a capire meglio il mondo”.

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