Una nuova legge sull’ordinamento giudiziario vaticano. Ad emanarla è il Papa, che inquadra le nuove norme nell’ambito di un più generale processo di riforma, per aggiornare la legislazione e introdurre “modifiche” che aumentino l’“efficienza”. “Amministrare la giustizia non è soltanto una necessità di ordine temporale”, spiega il Papa, secondo il quale “la virtù cardinale della giustizia illumina e sintetizza la finalità stessa del potere giudiziario proprio di ogni Stato, per coltivare la quale è essenziale anzitutto l’impegno personale, generoso e responsabile, di quanti sono investiti della funzione giurisdizionale”. Oltre a ciò, “sono necessarie istituzioni e discipline che ne favoriscano un esercizio tempestivo ed efficace”: per questo motivo, a distanza di più di trent’anni dalla legge promulgata da Giovanni Paolo II in materia, con data 21 novembre 1987, Francesco ritiene necessaria “una parziale modifica del sistema”, visto che “l’attuale contesto storico e istituzionale“ è “sensibilmente diverso da quello di allora”. “Da allora in poi molte innovazioni sono infatti intervenute, anche nell’ambito di un ordinamento, quale quello vaticano, finalizzato al governo di uno Stato dalle dimensioni molto ridotte e avente come finalità il supporto alla Santa Sede e alla sua missione”, scrive il Santo Padre nell’introduzione: “Con il nuovo millennio è iniziato un processo di revisione delle Istituzioni dello Stato della Città del Vaticano e una progressiva sostituzione delle iniziali leggi del 1929, contestuali alla sua creazione: nell’anno 2000 è stata adottata la nuova Legge fondamentale dello Stato; nel 2008 la nuova legge sulle fonti del diritto; di recente, nel 2018, ho provveduto anche ad aggiornare la legge sul governo dello Stato della Città del Vaticano, adattandola alle esigenze istituzionali e organizzative intervenute nel corso degli anni”. Nell’ultimo decennio, inoltre, “l’ordinamento giuridico vaticano ha conosciuto una stagione di riforme normative in materia economico-finanziaria e penale, anche come conseguenza dell’adesione a importanti convenzioni internazionali”. “In continuità con quest’opera di progressivo aggiornamento legislativo e di riordino istituzionale, desidero adesso introdurre alcune modifiche all’assetto dell’ordinamento giudiziario, volte ad aumentarne l’efficienza”, annuncia il Papa, specificando che “la presente riforma continua ad assicurare la specificità del diritto vaticano”, che “riconosce nell’ordinamento canonico la prima fonte normativa e il primo criterio di riferimento interpretativo”.
La nuova legge – si legge in un comunicato diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede “provvede a meglio garantire l’indipendenza degli organi giudiziari e dei magistrati che dipendono soltanto dal Sommo Pontefice che li nomina e sono soggetti alla legge, esercitando le loro funzioni con imparzialità e disponendo direttamente della polizia giudiziaria; esige specifici requisiti per la nomina dei magistrati che sono scelti tra professori universitari e comunque tra giuristi di chiara fama, con una comprovata esperienza, giudiziaria o forense, in ambito civile, penale o amministrativo; dispone una semplificazione del sistema giudiziario, e, al contempo, provvede ad un rafforzamento dell’organico del Tribunale, che viene aumentato di una unità, prevedendo inoltre un regime di tempo pieno ed esclusività per almeno uno dei giudici; presenta un capo autonomo per l’Ufficio del Promotore di Giustizia, ben distinto da quello riguardante il Tribunale; prevede una tipizzazione, finora mancante, dei possibili provvedimenti disciplinari a carico degli avvocati iscritti all’albo”.
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