DIOCESI – È stato un Giovedì Santo diverso dal solito quello appena trascorso, non solo per l’assenza dei fedeli alle celebrazioni, alla quale purtroppo ci stiamo abituando, ma anche per la variazione che il calendario liturgico ha dovuto subire. Infatti, per evitare assembramenti, giovedì mattina non è stata celebrata la Messa Crismale che usualmente vede unito tutto il presbiterio attorno al Vescovo. A partire dalle ore 10.00 Mons. Carlo Bresciani e alcuni sacerdoti hanno pregato con la liturgia delle ore, in particolare con l’Ufficio delle Letture e le Lodi.
Alle ore 18.00 ha preso il via il triduo pasquale con la Messa “in Coena Domini”. Il Vescovo Carlo ha presieduto la celebrazione alla quale hanno preso parte, oltre ai sacerdoti della cattedrale, alcuni parroci della nostra diocesi. Per i motivi ben noti, è stata omesso il rito della lavanda dei piedi.
urante l’omelia il Vescovo Carlo ha affermato: «La Cena del Signore, quella che stiamo celebrando anche questa sera, sta al centro della liturgia cristiana. La celebriamo infatti in ogni Santa Messa, la quale non è altro che il memoriale di quell’Ultima Cena di Nostro Signore con gli apostoli. Un memoriale che rende veramente presente e attuale per noi quello che viene celebrato. Non è quindi solo un ricordo qualsiasi, è un rendere presente per noi in modo vero, in modo reale, in modo sacramentale.
Ma sentivamo nel Vangelo che l’Ultima cena è incominciata con la lavanda dei piedi. Gesù ha lavato i piedi dei suoi apostoli. È un gesto ovviamente simbolico, come Gesù stesso dice agli apostoli molto stupiti che Gesù assumesse il ruolo proprio del servo: toccava infatti al servo lavare i piedi, non al padrone!
Come è avvenuto in quell’Ultima Cena, anche noi cominciamo ogni Santa Messa chiedendo a Gesù che ci lavi dai peccati. Infatti noi sempre con umiltà confessiamo davanti a Lui e all’assemblea riunita per la celebrazione che siamo peccatori e chiediamo perdono. Infatti, quando celebriamo la Santa Messa, il primo atto che facciamo è quello di confessarci peccatori e di chiedere perdono a Dio. Siamo una comunità in cammino e dobbiamo sempre più entrare nel mistero pasquale come dovevano fare anche gli apostoli che si erano riuniti attorno a Gesù.
Per questo anche noi ci mettiamo in ascolto della sua parola, quella che proclamiamo solennemente dall’ambone, come abbiamo fatto poc’anzi. È lui stesso che ci parla quando leggiamo la Scrittura nella liturgia, come ci ha ricordato il Concilio Vaticano II. Solo poi, dopo essere stati lavati da lui e aver ascoltato la sua Parola, anche noi siamo pronti per ricevere quel pane spezzato che è il suo Corpo e quel calice del vino che è il suo Sangue.
Ogni messa quindi è la ripresentazione del mistero di quella Cena salvifica che Gesù ha celebrato con i suoi apostoli prima di avviarsi alla sua Passione e Morte. Possiamo perciò a ragione, non semplicemente con la fantasia, pensarci anche noi attorno alla mensa preparata in modo analogo a quella a cui hanno partecipato gli apostoli.
Questa sera richiameremo in modo esplicito questa analogia, ripetendo alcuni gesti che Gesù ha compiuto, anche se non potremo ripetere la lavanda dei piedi. Perché il gesto di Gesù vuole essere quello della Chiesa tutta che da una parte riconosce il bisogno di essere sempre di nuovo purificata da Gesù e dall’altra parte la Chiesa che partecipa con Gesù a lavare il peccato del mondo, annunciando il suo Vangelo a tutti e lavando le sue molte ferite materiali e spirituali.
Come sappiamo la lavanda dei piedi ha un significato simbolico, ma è molto strettamente unita alla successiva partecipazione al Corpo e al Sangue di Gesù. Non a caso precede la Cena e Gesù infatti sembra dire ai suoi apostoli che è una condizione per la partecipazione alla Cena. Gesù dice infatti al renitente Pietro che se non si farà lavare i piedi, non avrà parte con lui.
Bisogna che ci lasciamo lavare da Gesù per partecipare con lui alla Cena. Questo è quanto siamo invitati a fare all’inizio di ogni Santa Messa, come dicevamo, ci confessiamo in verità peccatori e chiediamo a Dio di essere lavati dai nostri peccati. Le nostre assemblee liturgiche non sono per i perfetti, ma sono per coloro che umilmente riconoscono il bisogno di essere liberati dal male. È per questo che tutti possiamo essere qui.
Infatti, dopo essersi confessati peccatori all’inizio della celebrazione, anche dopo l’offertorio, prima dell’inizio della grande preghiera eucaristica all’interno della quale si colloca la consacrazione, il sacerdote si lava le mani con queste parole: “Lavami Signore da ogni colpa, purificami da ogni peccato”. E ancora di nuovo prima di assumere il Corpo di Gesù, tutti insieme ripetiamo: “Signore, io non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato”. Vedete quante confessioni del nostro bisogno di essere perdonati e accolti da Gesù! L’accostarsi a Gesù non richiede già di essere perfetti, ma di entrare veramente in un cammino di purificazione, riconoscere di aver bisogno di essere purificati da Gesù e accettare di essere lavati da lui.
Il gesto della lavanda dei piedi richiama quindi il duplice atteggiamento che ciascuno di noi dovrebbe avere in ogni celebrazione eucaristica: da una parte l’atteggiamento nei confronti di Gesù di cui abbiamo parlato, ma anche riconoscimento che lui solo ce ne può liberare, dall’altra l’atteggiamento che dobbiamo avere fra di noi e che ci suggerisce Gesù: “Fate anche voi come ho fatto io”.
Ovviamente, lo sappiamo, non significa lavarci reciprocamente e fisicamente i piedi, a meno che lo richieda la presenza di una malattia, e molti operatori sanitari lo fanno nei confronti degli anziani che ne hanno bisogno, ma significa invece darci reciprocamente quel perdono che prima abbiamo implorato da Dio per noi stessi. Dobbiamo tenere strettamente uniti questi due aspetti: solo allora saremo una comunità riconciliata, pronta ad accogliere il dono della pace che è il dono pasquale di Gesù Risorto.
Carissimi, lasciamoci riconciliare con Dio da Gesù, lasciamo che lui ci lavi da quel male oscuro che ci divide e che rompe le relazioni e facciamo come lui, imparando a perdonarci a vicenda le nostre fragilità e anche il nostro peccato. Questa è la vera e unica via verso la Pasqua!».
Al termine della liturgia, dopo essere stato adorato e incensato, il Santissimo Sacramento è stato portato nella Cappellina dove è presente il tabernacolo.
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