A Modena c’è il “caffè virale” dove le persone senza dimora si incontrano, alle dovute distanze, nel centro di accoglienza “Papa Francesco”. A Treviso vengono consegnati pacchi viveri alle famiglie rom e sinti. A Lanusei, in Sardegna, 80 persone in quarantena o dimesse dagli ospedali vengono ospitate in una colonia marina. Sono decine e decine le diocesi in Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Val d’Aosta, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto, Friuli Venezia-Giulia che giorno dopo giorno mettono a disposizione proprie strutture per accogliere medici e infermieri che operano a stretto contatto con il Covid-19 e non possono fare ritorno a casa, per timore di trasmettere il virus ai familiari. E tante sono le raccolte fondi e donazioni in denaro o materiale sanitario agli ospedali, come ventilatori polmonari, defibrillatori, camici, mascherine. La lista della solidarietà, aggiornata quotidianamente da Caritas italiana si allunga sempre di più, a significare che la Chiesa fa la sua parte, perlopiù nascosta e silenziosa, per dare il suo contributo all’emergenza sanitaria e sociale in corso. Tre categorie di persone sono i principali destinatari di questa azione, su precisa indicazione della Cei: medici e infermieri, persone in quarantena, senza dimora.
Migliaia di posti in accoglienza. Al 6 aprile sono
a disposizione della Protezione civile e del Sistema Sanitario Nazionale 46 strutture per oltre 1.200 posti in 33 diocesi.
23 diocesi hanno impegnato oltre 28 strutture per più di 500 posti nell’accoglienza di persone in quarantena e/o dimesse dagli ospedali.
In 27 diocesi sono operative 32 strutture per l’accoglienza aggiuntiva di oltre 600 persone senza dimora,
oltre all’ospitalità residenziale ordinaria, che tiene conto delle misure di sicurezza indicate dai decreti governativi.
Alcuni esempi: per il personale sanitario. I vescovi delle diocesi della Toscana hanno creato un fondo di solidarietà devolvendo ognuno lo stipendio di un mese, con un finanziamento della Conferenza episcopale toscana, per attrezzare ambulanze con i dispositivi necessari per intervenire sui pazienti affetti da Coronavirus, tramite la Confederazione delle Misericordie della Toscana. La diocesi di Catanzaro-Squillace, in Calabria, ha messo a disposizione un immobile a Catanzaro Lido con 12 posti letto per l’alloggio del personale sanitario. In caso di necessità sono inoltre a disposizione 5 stanze doppie con bagno nella parrocchia di Squillace. La diocesi di Ariano-Irpino, tramite l’associazione “Germoglio di Iesse”, accoglie attualmente 6 infermieri. Le diocesi di Tivoli e di Palestrina, nel Lazio, mettono a disposizione una struttura a Zagarolo con 13 posti letto singoli, più 4 appartamenti arredati nella Parrocchia di San Vito Romano a Roma. Altre due parrocchie offrono le loro stanze a medici e infermieri.
Per i senza dimora. Una caffettiera Moka è il simbolo del “caffè virale” ideato nel centro di accoglienza diurno “Papa Francesco” di Modena. Qui i 9 ospiti senza dimora si incontrano ogni giorno, dopo pranzo, nel grande salone, a rigorosa distanza di almeno un metro e mezzo l’uno dall’altro. Il caffè è il pretesto per socializzare, parlare delle proprie ansie e difficoltà. A Trieste la Caritas ha aperto una nuova struttura per l’accoglienza notturna di 24 persone in un immobile dato in comodato alla Fondazione diocesana Caritas Trieste, all’interno di un progetto che già prevede 60 posti di accoglienza. Molti sono migranti provenienti dalla “rotta balcanica”: ne arrivano ogni giorno 20/30, segno che l’emergenza alle frontiere è solamente “non osservata” dai media. Anche la Caritas di Padova sta finanziando l’accoglienza di 54 persone senza dimora in un alloggio privato, mentre quella di Venezia ha messo a disposizione tre strutture. La Caritas di Conversano-Monopoli, in Puglia, ha intensificato il servizio delle case di accoglienza e ha reso operativi h24 i dormitori. Ha inoltre preso accordi con Bed & breakfast presenti sul territorio per l’accoglienza dei senza fissa dimora. Un centro diurno per 60 senza dimora è stato aperto dalla diocesi di La Spezia, con distribuzione di pasti anche a famiglie in povertà alimentare.
Per la quarantena. Tra le più recenti offerte di solidarietà quella dell’arcidiocesi di Matera-Irsina, che ha messo a disposizione la struttura “Casa di Spiritualità S. Anna”, per la quarantena, con 75 posti. Ospita anche 120 persone senza dimora. La diocesi di Roma ha riservato una sua struttura ricettiva in favore dell’Ospedale Gemelli per i pazienti che non possono stare isolati a casa propria. La diocesi di Bergamo ha dato 3 strutture di religiose per liberare letti di ospedale e vivere il periodo post ospedaliero con personale infermieristico a disposizione. Inoltre ha previsto il pagamento della retta di due strutture alberghiere che ospitano pazienti che escono dagli ospedali, in modo da liberare posti.
Al servizio dei più poveri e degli operatori sanitari. “Questa varietà d’interventi, iniziative e strutture messe in campo dalla Chiesa italiana in questa emergenza – commenta don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana – è testimonianza tangibile di un servizio alle persone, ai più poveri in particolare e a chi è in prima linea nella cura dei malati, e quindi al Paese intero”. Ad oggi gli aiuti stanziati dalla Cei per l’emergenza Coronavirus sono pari a 16,5 milioni di euro, di cui 10 milioni distribuiti tramite le Caritas nazionali, 6 milioni direttamente alle strutture sanitarie e 0,5 milioni al Banco alimentare. Qui è possibile contribuire con una donazione on line.
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