DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.
E’ martellante l’annuncio che traspare dalla Parola di questa domenica! Tanto nella prima lettura quanto nella seconda risuona, dalle parole di Pietro, una certezza: Gesù di Nazareth crocifisso e resuscitato dal Padre, Cristo morto ed ora vivo e Risorto! E’ questa la Buona Notizia!
E Pietro e gli altri apostoli non la gridano perché l’hanno appresa dai libri, o ascoltata a qualche incontro di catechesi o in qualche omelia.
Pietro testimonia una realtà concreta di cui ha fatto esperienza nella propria vita, la sua vita ordinaria di ogni giorno. Pietro così come gli altri apostoli, così come i due discepoli di Emmaus, protagonisti del Vangelo di oggi.
Leggiamo insieme la Parola…dove ci troviamo? In nessun luogo sacro, almeno nel significato che noi, normalmente, diamo a questo termine! Ci troviamo per strada, la strada che i due uomini stanno facendo a ritroso da Gerusalemme a Emmaus, con un macigno nel cuore, quella croce e quel Crocifisso che sono stati un terremoto che, nella loro vita, ha distrutto tutto: attese, speranze, progetti.
«Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro»: è Gesù in persona quello che va loro incontro, Gesù che si affianca a loro sulla strada.
«Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo»: forse è più facile “riconoscere” il Signore mentre compie un miracolo o dei prodigi, mentre fa grandi discorsi…forse è più facile per noi “sentire”, percepire Gesù in chiesa, durante una bella celebrazione, durante un incontro, un bel momento di preghiera…ma Cristo è “fuori”, è sulla strada, ad affiancarci in un quotidiano che è la nostra vita reale, di tutti i giorni! Un reale spesso, come in questo tempo, molto faticoso e pesante! Un reale che fa dire ai discepoli di Emmaus «noi speravamo…», cioè ora non speriamo più, perché la morte ha annientato colui che, unico, era riuscito a scaldare i nostri cuori, le nostre vite. Un presente che ci pesa e sembra azzerare qualsiasi prospettiva.
E’ proprio lì che ci raggiunge il Signore, perché Egli non manca mai di ascoltare il grido di “non speranza” che sale dal cammino faticoso della nostra vita.
«E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a Lui». Gesù ci raggiunge e ci scuote con la sua Parola e, proprio attraverso essa, ci aiuta a leggere ciò che sta accadendo, cosa stiamo vivendo, dove stiamo andando!
La Parola…sempre la Parola! I discepoli non riconoscono Gesù perché appare loro magicamente, in tutta la sua gloria e attorniato da schiere di angeli e santi; essi lo riconoscono perché l’ascoltare quella Parola fa vibrare, ardere il loro cuore, la loro anima, tutto loro stessi. Ascoltare quella Parola fa riscoprire e rileggere alla sua luce tutto quello che stanno vivendo.
E Gesù spezza la Parola continuando a camminare con loro sulla strada; non li costringe a tornare a Gerusalemme, la città santa, non li porta in un luogo tradizionalmente santo…ma continua la strada con loro, nel sacro che è la loro vita…spalle a Gerusalemme…in viaggio verso Emmaus.
Ma cosa succede ancora? «Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”. Egli entrò per rimanere con loro».
Gesù entra in casa dei discepoli: una casa dove non ci saranno stati candelabri, incensi, tovaglie ricamate, con i tre uomini che non si saranno neanche cambiate le vesti sporcate dalla polvere lungo la strada percorsa.
La loro casa, la nostra casa…e lì Gesù «prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero».
La Parola accende il cuore, il pane apre gli occhi! Il segno di riconoscimento di Gesù è il suo corpo spezzato, vita consegnata per nutrire la vita!
Adesso ha senso tornare a Gerusalemme…tornare e dire a tutti la realtà di un Dio vivo nella nostra vita, presente sulla nostra strada, un Dio che abita la nostra casa!
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