“La pandemia di coronavirus rappresenta uno shock violento per l’economia mondiale e per quella dell’Unione europea, con conseguenze socioeconomiche molto gravi”. La Commissione europea conferma, con le “Previsioni” rese note il 6 maggio, ciò che si sapeva e si temeva: la recessione questa volta sarà ben più grave di quella del 2008, e simile, per portata generale, a quelle del 1929 e del secondo dopoguerra.
Una crisi “diversa”? La serrata imposta dal Covid-19, lo stop alle fabbriche e ai commerci, le frontiere sbarrate, mettono in ginocchio i sistemi produttivi dei Paesi europei, mentre il quadro internazionale è altrettanto – se non più – fosco. Eppure questa crisi ha un volto piuttosto diverso dal passato: perché in Europa sono stati subito messi in campo interventi di sostegno alle economie – imprese, banche, famiglie – e alle finanze pubbliche, e altre (fra cui il Recovery Fund) sono allo studio. Infatti la Commissione avverte: “la ripresa economica di ciascuno Stato membro dipenderà non solo dall’evoluzione della pandemia in quel determinato Paese, ma anche dalla struttura di ciascuna economia e dalla capacità di ognuna di rispondere con politiche di stabilizzazione. Data l’interdipendenza delle economie dell’Unione, la dinamica della ripresa in ciascuno Stato membro inciderà anche sul vigore della ripresa degli altri Stati membri”.
I numeri europei. Secondo le Previsioni economiche di primavera 2020, l’economia della zona euro subirà una contrazione record del 7,75% nel 2020, per poi mostrare un “rimbalzo” di +6,25% nel 2021; allo stesso modo l’economia dell’Ue dovrebbe contrarsi del 7,25% nel 2020 (+6% circa nel 2021). Il tasso di disoccupazione nella zona euro aumenterà, passando dal 7,5% del 2019 al 9,5% nel 2020, per poi scendere nuovamente all’8,5% nel 2021, mentre nell’Ue27 aumenterà dal 6,7% del 2019 al 9% nel 2020, per poi calare all’8% circa nel 2021.“Alcuni Stati membri vedranno aumentare la disoccupazione in misura maggiore rispetto ad altri: quelli con una percentuale elevata di lavoratori con contratti a breve termine e quelli in cui gran parte della forza lavoro dipende dal turismo sono particolarmente vulnerabili”.Si prevede che quest’anno i prezzi al consumo diminuiranno “in modo significativo a causa del calo della domanda e del forte ribasso dei prezzi del petrolio”; l’inflazione dovrebbe avvicinarsi allo zero. E se non bastasse: “la pandemia ha colpito duramente i consumi, la produzione industriale, gli investimenti, gli scambi, i flussi di capitali e le catene di approvvigionamento. Il previsto allentamento progressivo delle misure di contenimento dovrebbe però porre le basi per una ripresa”.
La situazione in Italia. Pesanti i dati italiani presenti nelle Previsioni della Commissione. Il Pil nazionale, che nel 2019 era a +0,3%, nel 2020 dovrebbe precipitare a -9,5%, per crescere poi del 6,5% l’anno prossimo. La disoccupazione, al 10% nel 2019, salirà all’11,8% nel 2020 e si assesterà al 10,7% nel 2021. Debito pubblico: passerà dall’attuale 134,8% al 158,9% a fine 2020. Forte aumento anche del deficit. Nel rispondere ai giornalisti che seguivano la conferenza stampa on line, il commissario all’economia Paolo Gentiloni ha affermato: “tra i Paesi più grandi l’Italia è stata colpita per prima e con maggior forza” dalla pandemia. L’economia tricolore potrebbe riprendersi gradualmente “con la rimozione delle misure precauzionali, la riapertura delle fabbriche e la ripresa dei consumi”. Tale ripresa dovrebbe misurarsi dalla seconda metà del 2020. “Ciononostante, si prevede che la ripresa italiana prenderà più tempo che negli altri Paesi”.
Shock simmetrico. “L’Europa sta subendo il più forte shock economico dalla Grande depressione. Sia la gravità della recessione che il vigore della ripresa saranno disomogenei, condizionati dalla velocità alla quale sarà possibile revocare le misure di sospensione delle attività, dall’importanza di servizi come il turismo in ciascuna economia e dalle risorse finanziarie di ciascun Paese”. Paolo Gentiloni ha toccato diversi aspetti del quadro macroeconomico, per poi aggiungere: “tali disparità rappresentano una minaccia per il mercato unico e per la zona euro, ma possono essere attenuate attraverso un’azione europea decisa e congiunta. Dobbiamo essere all’altezza di questa sfida”. Dal documento dell’esecutivo Ue emergono una serie di rischi legati alla pesante recessione che investirà tutta l’Europa. “Lo shock per l’economia dell’Unione è simmetrico, poiché la pandemia ha colpito tutti gli Stati membri, ma – scrive la Commissione – secondo le previsioni sia il calo del Pil nel 2020 (dal -4,25% in Polonia al -9,75% in Grecia) che l’ampiezza del rimbalzo nel 2021 saranno marcatamente diversi”.
Quadro incerto. “In questa fase possiamo delineare soltanto in modo approssimativo la portata e la gravità dello shock da coronavirus per le nostre economie”, ha a sua volta rimarcato Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione Ue.La recessione è pesante, ma il quadro è tutt’altro che stabilizzato e le conseguenze nei diversi Paesi europei saranno differenti a seconda della base di partenza dei rispettivi sistemi economici, delle iniziative anti-crisi che saranno decise dai singoli governi, da quanto la crisi peserà sui mercati internazionali.“Le ricadute immediate per l’economia globale saranno molto più gravi di quelle della crisi finanziaria” del 2008, secondo il commissario, “ma la profondità dell’impatto dipenderà dall’evoluzione della pandemia e dalla nostra capacità di riprendere in sicurezza l’attività economica e di ricominciare a crescere successivamente”.
Risposta comune. Dunque una “crisi storica”, “disomogenea” (considerando però che ne fanno le spese anche la Germania, la Francia, il Regno Unito e tutti gli altri Stati europei, oltre che i colossi mondiali, dalla Cina agli Stati Uniti), in un contesto tuttora in evoluzione (fino a quando e dove il Covid-19 mieterà vittime e contrazioni dei mercati?). Di certo i segni saranno duraturi: lavoratori disoccupati, famiglie senza reddito o con introiti diminuiti, imprese sull’orlo del precipizio, conti pubblici in caduta libera. Per questo il vicepresidente della Commissione Dombrovskis, assieme al collega italiano Gentiloni, puntualizza: “la ripresa collettiva dipenderà da risposte forti e coordinate a livello europeo e nazionale”. E Gentiloni fa eco: “le divergenze tra i Paesi Ue possono essere mitigate da una azione europea che sia decisa e congiunta”. Muoversi presto, con decisione e “insieme”: la risposta comunitaria non può attendere.
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