di Fernando Ciarrocchi
Chi è il cardinale George Pell
Il Cardinal Geoge Pell nasce nel 1941 a Ballarat, nel 1941, cittadina poco distante da Melbourne. Suo padre di origine inglese e anglicano non praticante, fu campione di pugilato, lasciò l’educazione del figlio a sua moglie, anche lei inglese ma praticante cattolica. Nel 1987 George Pell diventa vescovo ausiliario di Melbourne e, dieci anni dopo, nel 1997 per volere di Sua Santità Giovanni Palo II diviene arcivescovo metropolita della capitale. Nel 2001 è arcivescovo di Sidney e viene nominato Primate d’Australia mentre la porpora arriva nel 2003, sempre per volere di Giovanni Paolo II. Con Papa Francesco, invece, arriva la nomina nel 2013 di componente della Commissione “C 8”, composta da otto cardinali con lo scopo di coadiuvare Papa Francesco nell’azione di riforma della Curia Romana. Sempre nel 2013 Papa Francesco lo nomina ministro plenipotenziario delle finanze vaticane, quindi, capo della Segreteria per l’Economia, voluta da Papa Francesco, che avocherà a sé sia le competenze del Consiglio dei 15, dell’ Apsa e parte del Governatorato.
Novità sul caso
L’Alta Corte di giustizia dell’Australia ha prosciolto ordinandone l’immediata liberazione e la cancellazione del suo nome dalla lista dei responsabili di abusi sessuali.
L’annullamento della precedente condanna a carico del cardinale è stato deciso all’unanimità dai sette componenti dell’Alta Corte di giustizia australiana che hanno rimosso la sentenza di condanna della Corte di Appello.
Sua Eminenza Geoge Pell, dopo l’avvenuta scarcerazione, in una sua nota, ha dichiarato di non aver alcun risentimento verso nessuno nonostante l’accanimento mediatico sia stato da più parti evidenziato come un sintomo di evidente pregiudizio in mancanza di prove certe contro l’imputato che ha avuto numerosi testimoni a suo sostegno.
Il cardinale è stato sottoposto alla pubblica gogna senza alcuna forma di garanzia (il nostro ordinamento infatti a tal proposito prevede la presunzione d’innocenza fino all’emanazione della sentenza) a tutela del presunto reo subendo così un’autentica persecuzione mediatica anche perché Sua Eminenza non ha mai accettato alcun compromesso per ingraziarsi il plauso dell’opinione pubblica.
Il processo infatti si è svolto in un clima di alta pressione mediatica tanto da aver assunto i caratteri di una vera dittatura dell’opinione pubblica che preventivamente condanna una persona a prescindere da ogni valutazione o elemento, perché ciò, in quel momento, in quel frangente o episodio, è quello che chiede la massa, o meglio ancora, è il comune sentire. Inoltre tutto diventa ancora più esplicito quando qualsiasi presunto reato potrebbe essere stato commesso da un uomo di chiesa.
Si configurerebbe in tal caso la fattispecie socio-giuridica nota come “fumus persecutionis” sorretta da una poderosa azione mediatica che poggia le sua fondamenta sulla vetusta teoria che considera il sospetto essere l’anticamera della verità. Non a caso in circostanze come queste non vi è paragone tra il clamore suscitato dagli accusatori certi delle loro argomentazioni accusatorie e il loro silenzio assordante con cui viene accolta la sentenza di assoluzione della persona che è stata sottoposta a giudizio, quindi, assolta. L’assoluzione rende comunque definitivamente giustizia diradando qualsiasi possibile ombra sull’accaduto.
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