da Vatican News – Tiziana Campisi e Andrea De Angelis 

In Giordania e in Palestina ci sono scuole frequentate da alunni cristiani e musulmani di diversa nazionalità. Trentotto istituti con una tradizione risalente, in alcuni casi, al XIX secolo, ma che ora in parte rischiano la chiusura perché numerose famiglie degli studenti non sono in grado di pagare le rette a causa della crisi economica legata alla pandemia di Covid-19. Un problema reale, che può essere risolto attraverso le donazioni di chi vuole impedire che il nuovo coronavirus possa uccidere anche l’educazione. La cifra necessaria per coprire le spese di questi mesi, in cui l’insegnamento è proseguito a distanza, si aggira intorno ai 7 milioni di euro.

Monsignor Pierbattista Piazzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, lancia un appello per le oltre 12mila famiglie bisognose degli studenti che frequentano le scuole del Patriarcato Latino in Giordania (25 le strutture) e in Palestina (dove sono invece 13), per aiutarle a far fronte alle necessità degli istituti educativi. “A causa della severità della pandemia e dei suoi effetti devastanti in tutto il mondo, della carenza di solide strutture sanitarie ed economiche sia in Palestina sia in Giordania, con la perdita in massa del lavoro e degli introiti che ne derivano, la maggior parte delle famiglie è alla ricerca di risorse disponibili per soddisfare i bisogni primari”, si legge nell’appello pubblicato dal Patriarcato dove viene precisato che oggi la solvibilità dei genitori è pressoché impossibile.

Monsignor Pizzaballa ricorda, poi, che con l’imposizione del lockdown, tutte le scuole si sono attrezzate per l’insegnamento a distanza e gli insegnanti hanno proseguito da remoto il loro lavoro in condizioni onerose. Per il lavoro svolto, il totale della cifra che sarebbe loro dovuta è di 7.194.264 dollari. Poiché molte famiglie non saranno in grado di pagare le rette, ciò produrrà un deficit che metterà in dubbio l’esistenza stessa di queste scuole, alcune delle quali con una tradizione risalente a più di 150 anni fa. Da qui la richiesta d’aiuto e l’invito alla generosità. “Il vostro contributo in denaro sarà un contributo alla vita – spiega monsignor Pizzaballa a quanti vorranno fare donazioni –, espressione della speranza che il servire cristiano porta con sé”. Non dovrebbero esserci problemi, invece, per le 5 scuole del Patriarcato in Israele, dove lo Stato ha disposto un sostegno economico per i disoccupati e per le attività che sono state chiuse e ha garantito che gli impegni finanziari presi con le scuole saranno assolti.

“Questi istituti presentano un numero di studenti per metà cristiani e metà musulmani. Sono scuole che contribuiscono alla riconciliazione, alla pace sociale nei villaggi, nei quartieri. Si sa: dove c’è una scuola cristiana non ci sono grandi tensioni sociali”. Ad affermarlo nell’intervista a VaticanNews è monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo, vescovo ausiliare del vicariato patriarcale di Gerusalemme. Il presule sottolinea come “le scuole abbiano sempre bisogno di donazioni, ma le famiglie che contribuivano adesso hanno perso ogni introito, manca il lavoro ed è da tale condizione straordinaria che nasce il nostro appello alla Chiesa universale”. “Questi istituti – aggiunge il vescovo – permettono anche a tanti cristiani di restare in Terra Santa, ma ora è necessario un aiuto di chi ama questi luoghi per evitare che studenti, professori e tutti coloro che vi lavorano non debbano emigrare”. “Chi volesse contribuire – conclude monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo – può scrivere all’indirizzo email appeal@lpj.org e riceverà tutte le informazioni utili”.

In totale, il Patriarcato latino di Gerusalemme offre impiego a 1.808 professionisti, fra insegnanti, amministratori ed educatori che si occupano di quasi 20mila studenti. Sono scuole parrocchiali che promuovono lo sviluppo umano e sociale e favoriscono le esperienze di tipo ecumenico e interreligioso. Per gli studenti bisognosi le rette sono ridotte, mentre le famiglie più povere sono esentate. Adesso, in Giordania e in Palestina la maggior parte delle famiglie fa fatica ad arrivare alla fine del mese e molte necessitano di generi di prima necessità. In seguito alla pandemia, tanti sono stati i licenziamenti. La chiusura di negozi, scuole, università, istituzioni pubbliche e private, di uffici governativi e di tutte le attività collegate al turismo, ha obbligato molti datori di lavoro a mettere i dipendenti in esubero. Il Patriarcato latino di Gerusalemme sta preparando sussidi per aiutare le famiglie, ma resta il problema del deficit delle scuole di Giordania e Palestina.

 

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