RIPATRANSONE – «Abbiamo riconfermato tutto lo staff, il lavoro è ripreso meglio di come mi aspettassi». C’è tanta positività nelle parole di Loris Coccia, al timone del ristorante-pizzeria Lu Cuccelò: attività ultra-trentennale, incastonata nel cuore di Ripatransone. Un’attività dagli spazi abbastanza piccoli che, nonostante tante difficoltà, sta affrontando bene la ripresa dopo le lunghe settimane di chiusura della fase più dura dell’emergenza-Coronavirus.
«Una chiusura arrivata all’improvviso – ricorda oggi Coccia – da un giorno all’altro: avevamo tanti prodotti in magazzino, tra carne e fusti di birra, che abbiamo dovuto consumare noi in famiglia, per evitare di buttare tutto. La ripresa è stata lenta e graduale, abbiamo iniziato con le consegue a domicilio che sono andate abbastanza bene. Qui siamo in un piccolo paese che non conosce servizi come Just-Eat. Dunque all’inizio non potevo sapere le reazioni della clientela. Mentre invece il servizio è stato talmente ben accolto che ora continuiamo a farlo, perché ci viene ancora richiesto dai clienti».
Con Loris, lavorano Andrea Menna, Arianna Di Giacinto, Denise Cruciani, Katia Schiavi, Carmela Marrone e Paola Langiotti.
Il ristorante ha ripreso le sue normali attività lo scorso 22 maggio. “Normali” per modo di dire, visto che (a causa delle nuove norme sul distanziamento sociale) la sala ha perso 35 posti. «Quasi la metà della sua capienza totale – rimarca il ristoratore -. Abbiamo dovuto riorganizzare il nostro lavoro, strutturando due turni di servizio per la cena: dalle 19.30 alle 21.30 e dalle 21.30 a chiusura. In questo modo, riusciamo a lavorare senza risentire eccessivamente dei posti mancanti».
Coccia sottolinea una situazione singolare e positiva: «Quando dovevamo riposizionare i tavolini in base alle nuove distanze, visto che c’era ancora un po’ di confusione sull’interpretazione delle norme, abbiamo richiesto l’aiuto della polizia municipale e sono venuti direttamente loro a prendere le misure ed a dirci come allestire gli spazi. C’è stata una bella collaborazione che, probabilmente, ci può essere solo in un piccolo paese. Qui ci conosciamo un po’ tutti e, nei limiti del possibile, ci diamo tutti una mano a vicenda quando serve».
Ora, come detto, il ristorante sta lavorando piuttosto bene, con i clienti che devono necessariamente rispettare alcune regole: «Ad esempio – prosegue Loris – dobbiamo registrare i nominativi ed i recapiti telefonici. Non tutti sono d’accordo a fornirci certe informazioni, c’è chi si spazientisce.
Ogni volta dobbiamo spiegare che, per noi, è un obbligo di legge fare certe richieste. Io ci tengo molto a far rispettare questa regola. Non solo in sala, anche in cucina siamo attentissimi. Nonostante il caldo, tutto il personale indossa sempre la mascherina e portiamo avanti una pulizia molto accurata degli spazi. Una pulizia che, a dire il vero, era una mia fissa anche prima del Covid e continuerà ad esserla dopo, perché per un ristorante l’igiene dovrebbe essere la prima cosa».
Ma come sta andando questa strana estate a Ripatransone? Probabilmente s’avverte il peso della mancanza di eventi che il Comune ha preferito non organizzare, per evitare ogni possibile occasione di contagio. «I turisti si vedono – dice ancora Coccia – ma credo che ce ne siano praticamente la metà di una normale estate. Il grosso sono italiani che hanno scelto di trascorrere le vacanze in patria, alla scoperta dei borghi. Il turismo dei borghi sta andando bene da diversi anni e Ripa su questo fronte ha molti luoghi d’interesse. Quest’anno poi, può anche essere attrattiva perché è uno dei pochi Comuni delle Marche “covid-Free” e speriamo che rimanga così. Al momento mancano soprattutto gli stranieri ma, per loro, sono buoni anche i mesi di settembre e ottobre. Se le cose dovessero restare tranquille, probabilmente nei prossimi mesi vedremo una crescita dei visitatori stranieri».
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