“Quello del catechista deve essere riconosciuto come un ministero. Non è più sufficiente dare il primato della catechesi a tutta la comunità cristiana. La catechista e il catechista sono una parte fondamentale delle nostre comunità e hanno il grande compito di trasmettere la fede, all’interno di una ministerialità peculiare e tipica”. Non usa giri di parole mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, nel presentare il nuovo “Direttorio per la catechesi” in occasione del convegno dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei.
Eccellenza, si tratterebbe di una novità significativa nella vita della Chiesa.
La Chiesa italiana vive una straordinaria storia nei confronti della catechesi. È stata tra le prime a dover assumere su di sé le novità del Concilio Vaticano II e inserirle nel processo della catechesi. Tra le prime Chiese a livello internazionale, la Chiesa italiana ha realizzato i testi di catechismo per tutte le età.
Adesso è il momento di ritornare su questa storia e agevolare la dimensione della formazione. Vorrei l’assunzione della ministerialità dei catechisti. Credo sia ormai giunto il momento.
Il Direttorio per la catechesi è stato pubblicato 23 anni dopo quello del 1997. È passata una generazione, ma è cambiata un’epoca.
Siamo dinanzi alla sfida della cultura digitale. I nativi digitali vivono una cultura differente, che non ha riscontro nei duemila anni della nostra storia. Siamo sempre stati abituati a una cultura regionalizzata, alle identità locali. Oggi la cultura è globalizzata. Le categorie di spazio e tempo sono venute meno. Il linguaggio è cambiato e ha portato a comportamenti differenti. È fondamentale, dunque, che la catechesi entri in questo processo di trasformazione.
Durante le lunghe settimane di lockdown, la Chiesa si è sperimentata sui nuovi media. È un passo avanti o un terreno pericoloso?
Sarò futurista, ma nella nuova cultura digitale gli strumenti che abbiamo a disposizione devono essere tutti inseriti nel processo di catechesi. Tempo fa ho incontrato una catechista che mi ha raccontato come una volta, prima dell’ora di catechismo, abbia fatto lasciare in un cesto i cellulari dei ragazzi. Le ho detto sorridendo: “Probabilmente è stata la sua peggiore ora di catechesi”. Quei ragazzi e quelle ragazze vivono con il cellulare in mano. La catechesi deve essere fatta all’interno di quello strumento, non eliminandolo.
Entrare nella cultura significa portare il Vangelo nel mondo che vive l’adolescente.
Privarlo di quello significa togliere qualcosa di fondamentale e non aiutarlo a riflettere.
Quale rapporto lega l’evangelizzazione e la catechesi?
Il Direttorio è uno strumento utile per il rinnovamento della catechesi, fissando principi e linee guida. Bisogna tenere unite l’evangelizzazione e la catechesi. Ma il primato spetta all’evangelizzazione, che esprime e offre alla catechesi le condizioni fondamentali perché possa realizzarsi come coerente trasmissione della fede.
Il Direttorio è uno strumento universale, che si rivolge alla Chiesa cattolica nel mondo e non soltanto all’Italia.
Siamo arrivati a più di 10 traduzioni, ormai è quasi ultimata quella cinese e a breve quella araba. La catechesi è importante nella vita della Chiesa.
In Italia e in Europa, si sono diffuse prassi di catechesi che utilizzano la dimensione del catecumenato.
In alcuni Paesi, dove è più forte il tasso di secolarismo, hanno riscoperto il valore del catecumenato.
Papa Francesco non si stanca di ripetere che “la Chiesa cresce nel mondo per attrazione e non per proselitismo ma per attrazione”…
Il catechista è un cristiano credibile che trasmette la fede. La dimensione della credibilità è costitutiva. Anche per questo, il compito del catechista è un vero ministero nella Chiesa. Non soltanto si trasmette, ma si trasmette con la vita. La catechesi non è una lezione, non la si fa in un’aula, non si sostituisce il testo di scuola con il catechismo. Coinvolge la vita e deve aiutare a scoprire la bellezza dell’incontro con Cristo. Ma ci sono tante strade che si possono percorrere nell’annuncio. Una grande opportunità per la Chiesa italiana è la via della bellezza. Abbiamo una ricchezza straordinaria di arte che è stata realizzata dalla fede delle generazioni che ci hanno preceduto: cattedrali, chiese, musiche sacre, letteratura. È una fonte peculiare della catechesi che deve essere sviluppata.
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