Il 18 novembre 1920 con un decreto dei Commissari del popolo per la salute e la giustizia, veniva legalizzato l’aborto nella Repubblica socialista sovietica: “È stata la prima volta nella storia dell’umanità che l’omicidio di un bambino concepito è stato dichiarato un mezzo per proteggere la salute delle donne e gli interessi della razza”. Lo ricorda oggi una nota della Conferenza dei vescovi cattolici della Russia: questo “tragico anniversario” non può “essere dimenticato”. A partire da quella decisione, si legge nella nota, si è fatta strada nella società l’opinione per cui “l’aborto può anche essere giustificato da condizioni economiche difficili, che sia una procedura medica, quasi un atto ordinario”. E “una delle conseguenze più tragiche della legalizzazione dell’aborto è che il numero delle vittime di gravidanze interrotte volontariamente supera il numero delle vittime delle passate guerre mondiali”. Così i vescovi invitano, oggi e nei prossimi giorni, a “pregare ovunque per la protezione della vita”, in modo tale che “questa preghiera sia un gesto di pentimento e di commemorazione, una chiamata alla conversione, un’opportunità aperta a tutti per il pentimento e la guarigione, una intercessione per tutti coloro che hanno sofferto, vivi e morti”.

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