SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – “La gioia di avere un figlio è talmente grande che di fronte ad essa ogni paura si annulla!” – Inizia così la chiacchierata con Noemi Angelini e Andrea Di Paolo, due giovani di 28 e 35 anni, residenti della frazione di Faraone, che lo scorso 25 Gennaio sono diventati genitori e ci raccontano come si vive con un neonato ai tempi del Coronavirus.

Come sono stati i primi mesi con la piccola Selvaggia?
“Fortunatamente la gravidanza è avvenuta prima che la pandemia giungesse anche in Italia, quindi non abbiamo dovuto subire particolari restrizioni, se non quelle raccomandate a tutte le gestanti. Abbiamo molto desiderato nostra figlia. Avevamo avuto una gravidanza non andata a buon fine che per noi è stato un piccolo dolore, quindi non vedevamo l’ora di vedere realizzato il nostro desiderio di maternità e paternità. Quando è arrivata nostra figlia, abbiamo gioito molto, sia noi sia i nostri amici e parenti che sono venuti subito a casa per salutarci e conoscere la piccola Selvaggia. Ma, ad un mese esatto dalla sua nascita, sono iniziate ad arrivare dai giornali e dai tg notizie non proprio rassicuranti e, un po’ alla volta, abbiamo dovuto cambiare le nostre abitudini.”

Cosa è cambiato nel lungo periodo del confinamento?
“Posso dire che sono cambiate molte cose, ma non tutte per il male. Chiaramente abbiamo dovuto disdire tutti gli incontri con parenti ed amici. In particolare, ci è dispiaciuto moltissimo limitare le visite con i nonni: quelli paterni abitano sotto casa nostra, ma quelli materni vivono in un’altra località, a Villa Lempa, ed il fatto di non poter uscire al di fuori del proprio comune ci ha ovviamente molto penalizzati. Nonostante questo, non abbiamo sprecato quel tempo; anzi, da un certo punto di vista, lo abbiamo anche apprezzato e ne abbiamo fatto tesoro. Abbiamo pensato, infatti, che se avessimo lavorato, non ci saremmo goduti alcuni momenti con nostra figlia e non avremmo vissuto così intensamente le nostre giornate; al contrario, stando entrambi a casa per circa 4 mesi, abbiamo condiviso molti momenti tutti e tre insieme: abbiamo camminato e giocato in giardino, abbiamo fatto dei lavoretti, realizzato puzzle, guardato cartoni, colorato con le tempere, anche io e io marito siamo tornati bambini. Inoltre ci siamo resi conto anche di essere, tutto sommato fortunati: ci sono giovani coppie che vivono lontano dai genitori e che sono stati realmente isolati; noi, al contrario, abbiamo potuto contare sui nonni paterni che abitano al piano di sotto ed, in particolar modo, sulla nonna che ci ha sempre dato una mano. Infine abbiamo utilizzato ogni strumento possibile per mantenere vivo il rapporto con il mondo esterno: prima di tutto le videochiamate con i nonni materni e poi anche con gli amici. Anche se non è stato possibile vedersi di persona, la nonna materna è comunque stata presente con videochiamate, telefonate, messaggi e tanti buoni consigli e l’amore lo abbiamo sentito lo stesso.
Insomma abbiamo fatto come Zaccheo che, animato dal desiderio di vedere Gesù, ma essendo impossibilitato in quanto di bassa statura, non si dà per vinto, bensì escogita un piano per raggiungere quella pienezza che lo attende: sale quindi su un albero per vedere meglio e, appena si sente chiamare, scende in fretta e accoglie Gesù pieno di gioia. Anche noi, nonostante le difficoltà oggettive, abbiamo sentito questo forte desiderio di gioia ed abbiamo cercato stratagemmi per poter viverla al meglio.”

Come avete vissuto il Battesimo?
“Fortunatamente abbiamo trascorso un’estate molto gradevole. Oltre a fare qualche camminata all’aperto al mare, siamo riusciti anche a festeggiare il Battesimo della nostra piccola nel mese di Agosto. Rispettando ovviamente tutte le norme previste in merito alla protezione individuale e al distanziamento sociale, abbiamo vissuto la gioia del Sacramento sia con un momento conviviale al ristorante, sia soprattutto durante la Messa, celebrata da don Stefano Iacono che, per noi, rappresenta un punto di riferimento: è stato nostro insegnante alla scuola media, ci ha seguito nel gruppo giovani, ci ha sposato e ha quindi condiviso con noi anche questo momento molto importante.”

Quali sentimenti provate ora che siamo tornati a norme più restrittive, essendo l’Abruzzo zona rossa? Cosa immaginate il vostro futuro?
“Nonostante tutto quello che sentiamo e vediamo intorno a noi, siamo molto sereni. Abbiamo capito che c’è stato dato in regalo questo tempo da vivere. Ed è in questo tempo che dobbiamo abitare, sperimentare, provare, sentire, amare. È in questo tempo che dobbiamo cogliere la bellezza che, pur nascosta, c’è. Onestamente tutti abbiamo paura di portare il virus a casa: lavoriamo entrambi in luoghi a contatto con altri colleghi o con il pubblico, però non vogliamo far pesare sulla nostra, bambina quello che c’è fuori. Quando torniamo a casa, lasciamo le nostre giacche fuori ci laviamo e disinfettiamo le mani, utilizziamo ogni accortezza per proteggere nostra figlia; però non ci limitiamo negli abbracci e nelle coccole, vogliamo continuare a cantare e ballare, cosa che a lei piace molto. Siamo coscienti del periodo che stiamo vivendo, dei pericoli a cui andiamo incontro e del fatto che dobbiamo essere responsabili, per noi e per nostra figlia; però non vogliamo che la paura ci impedisca di vivere l’amore, anzi – a dire il vero – in questi mesi abbiamo scoperto che nulla ci preserva dalla paura se non l’amore, quell’Amore che sostiene, che dà forza, che consola, che rinfranca, che dà coraggio. E, quando abbiamo un momento di sconforto, ci ricordiamo di queste parole che diceva San Giovanni Paolo II: Quando le vostre gambe saranno stanche, camminate col cuore!

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