di Francesco Bonini
Uno degli ultimi libri di Giuseppe Dalla Torre, autore di centinaia e centinaia di scritti, è Papi di famiglia, un piccolo volume uscito pochi mesi fa. Una storia che si snoda da Pio X, che chiamò a Roma il nonno Giuseppe senior, poi per decenni direttore dell’Osservatore Romano, ai numerosi incarichi che il nipote ha ricoperto al servizio della Santa Sede, fino ad essere presidente del Tribunale Vaticano, guidando tra l’altro con perizia, competenza e saggezza i processi di Vatileaks.
Una fede schietta e sicura, modellata sulla fedeltà al Papa e alla Chiesa, che alimenta e sostiene l’impegno professionale e sociale, la testimonianza cristiana.Operando sul crinale tra Chiesa e Stato, tra Santa Sede e Italia sa essere cattolico romano a tutto tondo e anche consapevole della laicità, in tutti i campi. Una fede semplice, come il suo sguardo, di un uomo buono, che conosce la sofferenza, ma sa guardare oltre, all’essenziale. Uno sguardo in cui mi sono specchiato quando mi ha dato la notizia di essere risultato positivo al Covid, che l’ha portato via dopo una lotta strenua.
Ma ci ha lasciato una eredità che non può non essere anche un mandato.Su due piani. Uno più evidente, il suo profilo direi professionale. Dalla Torre è prima di tutto un giurista. E un professore, di diritto canonico ed ecclesiastico. Come tale è sicuro riferimento su dossier importanti e spinosi, primo fra tutti la revisione del Concordato lateranense, alla cui redazione e alla successiva attuazione, che continua fino ad oggi, ha dato un contributo di grande rilievo. È anche un sicuro maestro per generazioni di studenti, che si sono formati sui suoi manuali. Accademico di vaglia, per oltre vent’anni guida la Lumsa, la Libera Università Maria Ss. Assunta, facendone una realtà riconosciuta e dinamica sul piano nazionale come su quello internazionale.
Giuseppe Dalla Torre, proprio per l’imprinting familiare di cui era consapevole, lega il suo nome e la sua azione alla più complessiva storia del cattolicesimo tra i due secoli, ventesimo e ventunesimo.L’Azione Cattolica e le sue diverse opere e realtà, l’Università cattolica Lumsa, i Giuristi cattolici, l’Editrice Studium, diverse iniziative della Conferenza episcopale italiana, oltre alle tante realtà della Santa Sede, fino al Bambin Gesù:la sua è una presenza che collega, che unisce, che stimola tutte le molteplici realtà di quello che un tempo si chiamava “mondo cattolico” ad evitare inutili e sterili risse, a dare frutti.Se rileggiamo le ultime pagine dei Papi di famiglia, pure ricchissimo di aneddoti e sapidi motti di spirito, lui che sapeva guardare con ironia anche al suo titolo comitale del Tempio di Sanguinetto, troviamo note un poco melanconiche. Si tratta in realtà della consapevolezza che ci troviamo, come papa Francesco non stanca di ripeterci, in un cambiamento d’epoca.Per operare positivamente nel quale i tratti della personalità di Giuseppe Dalla Torre sono oggi un propellente prezioso: fede schietta, sicura preparazione professionale, senso profondo della comunità e delle istituzioni.
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