La Camera dei deputati dell’Argentina ha approvato di misura il progetto di legge di legalizzazione dell’aborto, dopo oltre 20 ore di dibattito, con 131 voti a favore, 117 contrari e 6 astensioni.
Fuori dal Parlamento, hanno continuato a manifestare i gruppi pro-vita, caratterizzati dal colore azzurro, così come anche i gruppi pro-aborto, riconoscibili per il colore verde.
Non si registrano ancora prese di posizione ufficiali da parte della Conferenza episcopale argentina, che nelle scorse settimane aveva definito il disegno di legge “insostenibile e inopportuno”. Il disegno di legge passa ora all’esame del Senato, dove si prevede un altro duro dibattito.
Il presidente della Commissione episcopale per la Pastorale della salute della Conferenza episcopale argentina (Cea), mons. Alberto Bochatey, vescovo ausiliare di La Plata, ha però parlato con Radio Rivadavia su quanto avvenuto alla Camera dei deputati. Il vescovo ha dichiarato di essere stato sorpreso dal margine molto risicato con il quale la nuova legge è passata, “il quorum era di 129 e i voti sono stati 131. Ciò conferma quanto sia fragile, debole questa maggioranza, quanto sia diviso il popolo argentino su questo, poiché la pressione alla Camera dei deputati era così forte che si pensava che avrebbero avuto molti più voti”.
E ha proseguito: “Vedere positivo in queste cose negative costa, ma la verità è che pensavo, ascoltando le loro parole, che questa ondata verde avrebbe avuto molti più deputati a favore”. Quindi, “penso che il contenuto sia troppo serio per pensare che il Paese sia determinato a far passare questa legge, che è così ingiusta”.
Riguardo a quanto potrebbe accadere al Senato, il presule ha detto: “Ho 65 anni e non mi fido di nulla in politica, dobbiamo fare in modo che le cose accadano. Speriamo che ci sia davvero un buon dialogo, che si cerchino altri tipi di soluzioni più moderne, stiamo votando leggi del secolo scorso. L’umanità ha camminato molto, le donne hanno molte più libertà e hanno ottenuto molte più possibilità di decidere davvero e qui stiamo decidendo se uccidere o meno una vita”.
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