DIOCESI – Il Vescovo Carlo Bresciani ha celebrato ieri presso la Cattedrale della Madonna della Marina la Messa del giorno di Natale. Insieme a lui hanno concelebrato i parroci emeriti don Romualdo Scarponi e don Luciano Paci, mentre hanno assistito il sacro rito i diaconi permanenti Walter Gandolfi e Emanuele Imbrescia. La Santa Messa, animata dal Coro della Cattedrale, è stata trasmessa in diretta streaming da VeraTv.
La celebrazione ha avuto inizio col canto Adeste fideles. In questo giorno di gioia la Chiesa proclama il Vangelo di Giovanni nel quale si annuncia che il Verbo si è fatto carne e ha preso la sua dimora in mezzo a noi. Nella sua omelia il Vescovo Carlo ha evidenziato come l’uomo non ha nulla da temere da un Dio che ha scelto di farsi piccolo. Di seguito alcuni momenti della celebrazione e il testo dell’omelia.
«“Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza” (Is 52,7). Si tratta di una espressione di grande gioia di chi da lungo tempo ha atteso una bella notizia che gli viene portata improvvisamente da un messaggero che corre veloce attraversando monti e colline perché essa possa giungere presto a destinazione.
Se proviamo a pensare che questa notizia sia riferita alla fine di una guerra molto sanguinosa, che ha messo in pericolo la propria vita, possiamo capire l’esultanza di chi la riceve. Se venisse oggi annunciato che la pandemia di coronavirus è definitivamente e totalmente sconfitta il tutto il mondo, che non c’è più pericolo per nessuno, non potremmo che esultarne tutti.
Oggi, noi, con il profeta Isaia, esultiamo perché riceviamo ancora una volta una notizia sbalorditiva: Gesù, il Figlio di Dio, è nato per noi a Betlemme! È un annuncio di pace e di salvezza per tutti noi, per il mondo intero. Ma che significa tutto ciò? Forse siamo talmente abituati a sentire una tale affermazione fin da quando eravamo piccoli bambini che quasi non ci fermiamo più a gustarne a pieno il significato per la nostra vita.
Ogni bambino che nasce porta con sé un annuncio di pace e di salvezza per l’umanità, perché ogni nascita dice che l’umanità non è destinata ad estinguersi, almeno finché vengono al mondo bambini e un bambino appena nato non parla di guerre e di violenze, ma di pace e di tenerezza. Anche per questo il Natale è così carico di emozioni e sentimento, quelle che un bambino appena nato non può che destare nel cuore di chi ha conservato almeno un pizzico di umanità.
Ma non è solo di questo che ci parla il Natale; non è solo di questo annuncio che parla il profeta Isaia. Quel bambino che è nato a Betlemme non è un bambino qualsiasi, è un bambino eccezionale, non solo perché gli angeli ne hanno annunciato la nascita, non solo perché si sono realizzati eventi eccezionali attorno a quella stalla in cui è stato deposto, ma perché quel Bambino non è niente altro che Dio che è venuto nel mondo; è Dio che si abbassato fino a tanto per venire accanto a noi. Per fare che cosa? Per aiutarci a fare pace con Dio e di conseguenza con noi stessi e tra di noi.
Il vero dramma dell’umanità è la rottura con Dio; è pensare che si possa fare a meno di lui, che egli sia un ingombro inutile del passato da cui doverci liberare il più presto possibile. Molti oggi pensano così e cercano di fare in modo che questo avvenga. Sarebbe finalmente raggiunta la libertà dell’essere umano, non più schiavo di Dio.
La lieta notizia è che Dio non si lascia spaventare da questa superbia umana, e nemmeno si arrabbia al punto da abbandonare a se stesso il mondo, ma fa il primo passo per risanare questa rottura. Come? Diventando lui stesso uomo, immergendosi fino in fondo nelle tante miserie e cattiverie umane e mostrando come pace e salvezza possano venire solo da un cuore che sa amare; mostrando che il cuore dell’uomo non è mai nella pace, finché non ha imparato l’amore che sa farsi piccolo per andare incontro agli altri come lui si è fatto piccolo per venire incontro a noi.
Non abbiamo nulla da temere da un Dio che si fa piccolo, come ognuno di noi in fondo è piccolo; di un Dio che non ci toglie nulla, proprio nulla, nemmeno la libertà di dirgli di no, ma vuole solo farsi compagno di vita per dare pace al nostro cuore vagabondo, inquieto e sempre insoddisfatto. Dobbiamo solo temere di chi non è Dio e si vuole atteggiare ad essere dio: da costui non può che venire male all’umanità.
Dio, facendosi uomo in Gesù, vuole solo indicarci la strada per vivere in pace tra di noi. Questa strada è una sola: riconoscere la realtà che nessuno di noi è Dio, né mai potrà esserlo. La pace è persa quando qualcuno lo pensa e cerca di esserlo: allora diventa incapace non solo di amare Dio, ma anche incapace di amare gli altri e quindi incapace di essere in pace non solo con gli altri, ma perfino con se stesso. Non potrà mai esserci pace in un cuore che vuole essere Dio, proprio perché non potrà mai esserlo e, se ogni uomo vuole essere Dio, ognuno sarà sempre in lotta con ogni altro uomo, senza più potersi fidare di nessuno.
Dio non combatte l’uomo, egli stesso si fa uomo. Di fatto si confonde con ogni uomo, e con ciò dice che egli si fida fino in fondo di noi. Fa ciò, perché è mosso dal suo amore per questo povero uomo che fatica a capire che la pace e la salvezza propria e dell’umanità non viene da una volontà di affermare se stesso contro gli altri, ma dal saper accogliere il suo amore nel nostro cuore e saperlo donare agli altri, come lui fa facendosi uomo nella grotta di Betlemme.
Carissimi, in quella grotta avviene qualcosa di decisivo per l’umanità di ieri, di oggi e di sempre: l’amore di Dio si manifesta definitivamente dalla parte dell’uomo, costi quel che costi, e questo perché Egli non potrà mai più rifiutare suo figlio fatto uomo. La via verso Dio, quindi, non è diventare meno uomini, cioè svuotare in un certo senso la nostra umanità, come certa superbia umana vorrebbe far credere, ma avere il coraggio di essere veri uomini come lui si è fatto vero uomo a Betlemme, cioè uomini capaci di vero amore: questo sì che ci fa simili a Dio. L’uomo che cerca di diventare Dio non lo diventerà mai, sarà sempre l’opposto, come la storia di Adamo ed Eva ben ci ricordano; solo l’uomo, che da Dio impara ad amare come lui, diventerà simile a lui. Questa sì che è la vera notizia che rende belli i piedi di chi la annuncia: l’amore di Dio si è fatto uno di noi a Betlemme di Giudea. Noi possiamo incontrarlo e accoglierlo e dare così pace al nostro cuore inquieto.
Carissimi, questo l’annuncio del Natale. Da qui la gioia spirituale di chi incontra Dio nell’uomo e in lui lo sa accogliere e amare. Questa è la via della pace e della salvezza dell’umanità. Che anche noi possiamo incontralo così e che questo Natale sia per tutti noi un rinnovato inizio di una comunione d’amore con lui e tra di noi.
Buon Natale, carissimi, a tutti voi e alle vostre famiglie. Buon Natale a tutti coloro che sono toccati e soffrono per la pandemia. Buon Natale a tutti coloro che, come Gesù, si piegano sulle tante sofferenze dell’umanità, in modo particolare su coloro che combattono per arginare le drammatiche conseguenze della pandemia. Buon Natale a tutti coloro che sanno farsi piccoli, come Gesù, per andare incontro con amore a coloro che cercano pace, giustizia e una parola di conforto e di speranza.
La pace, annunciata dal messaggero divino sulla grotta di Betlemme, e che ci riempie di gioia, sia oggi e sempre nei vostri cuori».
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