DIOCESI – Nel giorno in cui la Chiesa fa memoria della prima Manifestazione – è questo il significato della parola “Epifania” – di Cristo alle genti, il Vescovo Carlo Bresciani ha guidato il Canto del Vespro alle ore 17.30 presso la Cattedrale della Madonna della Marina.
Subito dopo Mons. Bresciani ha presieduto la Santa Messa, concelebrata dai sacerdoti della Cattedrale don Patrizio Spina, Vicario Generale e Parroco, don Romualdo Scarponi e don Luciano Paci, mentre hanno assistito al sacro rito i diaconi permanenti Walter Gandolfi ed Emanuele Imbrescia.
Dopo la proclamazione del Vangelo il diacono Walter Gandolfi ha dato l’annuncio della Pasqua: «Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 4 aprile 2021. In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte. Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi: Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 17 febbraio 2021; l’Ascensione del Signore, il 16 maggio 2021; la Pentecoste, il 23 maggio 2021. La prima domenica di Avvento, il 28 novembre 2021».
Il Vescovo Carlo ha tenuto poi l’omelia mettendo in evidenza l’importanza di farsi guidare dalla luce di Dio e dello sforzo dell’uomo per andare verso di Lui al fine di realizzare un incontro personale con Gesù, proprio come hanno fatto i Magi.
Di seguito le parole del Vescovo Carlo: «La festa dell’Epifania è collegata alla visita dei Magi alla grotta di Betlemme per adorare Gesù e portare i doni più preziosi di cui l’umanità dispone. Questi misteriosi personaggi, saggi dell’antico oriente, si mettono in cammino guidati da una stella alla ricerca di un re lontano e per loro sconosciuto, ma che hanno saputo essere molto importante. La stella li chiama e li guida.
Celebriamo, quindi, attraverso questi saggi, da una parte, la chiamata di ogni popolo e nazione all’incontro con il Signore Gesù, l’ Emmanuele, il Dio con noi: infatti sono saggi, appartenenti non ad Israele ma ad un altro popolo, convocati da una stella ad adorare il Dio fatto uomo; dall’altra, ammiriamo l’infaticabile ricerca di ogni essere umano di incontrare il Dio della propria vita. Il lungo viaggio di questi saggi può, infatti, rappresentare il viaggio della vita che ciascuno di noi è chiamato a fare per un incontro personale con Gesù. Che cosa è infatti la vita dell’uomo sulla terra se non un viaggio verso l’incontro con il Signore? Vorrei fermarmi con voi su questi due aspetti che la solennità di oggi ci invita a meditare: la stella che chiama e guida e il cammino dell’uomo verso Dio.
La stella: è la guida dei Magi. Sono saggi non solo per le conoscenze scientifico-astronomiche che possiedono, ma perché non si limitano a scrutare il cielo, sanno di avere bisogno di una guida verso un incontro fondamentale, sanno accettarla e la seguono fedelmente. Saggi anche perché sanno di dover obbedire ad una stella. Saggi, perché le loro conoscenze si coniugano con l’umiltà di accettare di lasciarsi anche guidare e proprio per questo si mostrano di essere veri sapienti che non pretendono di sapere tutto e di non dovere imparare nulla da nessuno. Dai presupposti saggi che pretendono di sapere tutto bisogna guardarsene bene: sono di danno a se stessi e agli altri. Tutti abbiamo bisogno di lasciarci guidare da qualcuno nella vita, poiché nessuno di noi può pensarsi superiore a tutto. Importante ed essenziale è che sia la stella giusta a guidarci.
Non tutte le stelle portano alla meta giusta; ci sono stelle che nel momento del bisogno si rivelano solo stelle cadenti e ci lasciano nel buio più completo della vita. Due quindi sono le cose importanti: comprendere che abbiamo bisogno di guide e di guide sicure. Fa parte della saggezza della vita saper scegliere la stella giusta e sicura per il nostro cammino. C’è chi pensa orgogliosamente di poter bastare a se stesso e, chiuso nel proprio io, si illude di essere sulla strada sicura: si troverà sempre solo nel suo cammino, senza mai giungere alla meta che desidera. Chi pensa di bastare a se stesso, chi sceglie come stella il proprio io, adora solo se stesso e resta schiavo di se stesso, con occhi talmente ripiegati su di sé da non saper vedere né il cielo, né il mondo, né gli altri. Costoro hanno un io che si pensa grande e invece è piccolo e sempre in debito di respiro come i polmoni di colui che è colpito dal covid.
C’è anche chi si lascia guidare semplicemente dallo spirito del tempo con la mentalità dell’“oggi fan tutti così”, senza il coraggio dei Magi: quello di alzare lo sguardo e scegliere con decisione la stella giusta e sicura per il cammino della propria vita. Non è il “fan tutti così” che porta da Gesù, anzi! Il “fan tutti così” chiude gli occhi e spegne la vita. È una stella falsa, che promette quello che non potrà mai dare. Non è una cometa, ma è come un abbaglio che è molto luminoso, ma dopo poco non vedi più nulla. Carissimi, tutto ciò ci lascia con una domanda che non possiamo non porci: quale stella stiamo seguendo nella nostra vita? Quale è la stella sicura che dobbiamo seguire nella nostra vita per non restare delusi su strade chiuse e senza uscita? Senza di essa il fallimento della vita è accovacciato alla nostra porta.
Il secondo aspetto sul quale vorrei fermarmi con voi è il cammino dell’uomo verso Dio. Anche su questo aspetto i Magi si rivelano maestri di vita, quindi dei veri sapienti che non si limitano a conoscere come sono fatte e come vanno le cose del mondo e del cielo. Vogliono adorare il re che ha creato la stella e riconoscere che a lui spettano l’oro, l’incenso e la mirra: in breve i doni preziosi del creato. Qui porta la loro sapienza, qui lo studio che ha impegnato tutta la loro vita.
In questo essi sono il simbolo del cammino della vita di ciascuno di noi. Siamo impegnati in molte attività, studiamo l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande dell’universo e siamo sempre più strabiliati e stupiti della sua complessità. Siamo dei cercatori dei segreti del creato e in questo manifestiamo una intelligenza e una capacità straordinarie.
Ma dobbiamo chiederci più profondamente: alla fine cerchiamo solo questo nella nostra vita? Anche quando avessimo scoperto tutti i segreti che il creato da sempre nasconde, davvero questo ci basta alla vita? È proprio vero che è solo questo che cerchiamo? Oppure, come i Magi cerchiamo anche noi quel Dio che ha fatto il cielo e la terra e la nostra ricerca non è finita, il nostro cuore non è soddisfatto finché siamo arrivati a lui? Non è forse per questo che ogni cosa lascia sempre in noi una certa qual insoddisfazione, perché manca sempre qualcosa? Manca sempre qualcosa, perché siamo cercatori di Dio e il nostro cuore è insoddisfatto finché non lo troviamo.
I Magi ci dicono che non basta studiare le stelle e, con le stelle, tutto il resto del sapere umano sul mondo e sul cielo, se non ci si mette in cammino verso Dio. Cammino non sempre facile, non esente dai possibili inganni che l’Erode di turno tenta di attuare, cammino nel quale a volte la stella sembra nascondersi, ma è l’unico cammino che dà senso alla vita. E il motivo è che siamo fatti per quel Dio che si è fatto uomo per ricordarlo a noi, poveri uomini dalla memoria sempre troppo corta e sempre troppo distratta dai miraggi mondani.
In fondo, i Magi ci presentano la domanda da sempre fondamentale: dove va la nostra, la mia vita? Da chi mi lascio guidare? Come tenere la barra diritta nonostante coloro che ci vogliono sempre ingannare per loro interessi inconfessabili?
Se ci fermiamo a meditare sul Natale alla luce di queste domande, ci accorgiamo che il mistero di Dio, che esso ci presenta, è la vera risposta ad esse. Una risposta che salva la nostra vita dalle false illusioni. Ci sentiremo ancora di più, come i Magi, nella necessità di adorare, non il nostro io, ma il Dio fatto uomo, vera luce sul mistero della vita di ciascuno di noi».
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