I coniugi Giordano e Teresa Cesarini – conosciutissimi a San Benedetto, lui ex professore del “Capriotti” e lei ex maestra delle “Moretti” – sono diventati lo scorso mese nonni per l’undicesima volta. A renderli felici per l’ennesima volta sono stati il figlio Massimiliano e la nuora Nicoletta che hanno avuto il loro settimo figlio Samuele, nato la vigilia di Natale. L’ultimo arrivato è stato preceduto da Benedetta nel 2018, Filippo nel 2017, Stefano nel 2014, Miriam nel 2012, Giacomo nel 2011 e Elena nel 2009. Ma i coniugi Cesarini hanno anche un’altra figlia, Benedetta, che sposata a luglio 2004 con Augusto, ha avuto Matteo nel 2007, Francesco nel 2011, Domenico nel 2013 e Luca nel 2020.
Teresa condivide con noi la sua gioia: «Non mi aspettavo così tanti nipoti, specialmente da parte di mio figlio Massimiliano. Sapevo del desiderio suo e di sua moglie di formare una famiglia numerosa, ma mai avrei immaginato così numerosa e in così poco tempo!». Ma che cosa porta una coppia a essere così prolifica? Teresa risponde: «Per quanto possa sembrare semplice e banale come risposta, vedo che mio figlio e mia nuora sono innamorati della vita. Sono talmente estasiati da ogni bambino che nasce che ho detto a mio figlio: “Se hai questo affetto così grande per i bimbi non smetterai mai di farli!”».
Alle spalle però c’è un lungo cammino di fede che è forse il segreto di tanta fecondità. Non intendiamo un percorso autonomo di ricerca, ma la condivisione di una vita all’interno della comunità ecclesiale e in particolare del movimento di Comunione e Liberazione: «Noi facciamo da tanti anni parte del Movimento e i nostri figli sono cresciuti all’interno di questa esperienza. Essendo la fede un’adesione personale, un atto libero del singolo, non è affatto scontato che Benedetta e Massimiliano abbiano proseguito questo percorso. Anche i loro coniugi condividono lo stesso percorso e in un certo senso si può dire che questo aiuta queste coppie di sposi a guardare nella stessa direzione, essendo anche supportate dall’affetto di tanti amici che condividono la stessa strada».
È questo un punto decisivo. Nell’ascoltare il racconto di Teresa vengono in mente tante situazioni di coppie abbandonate ai loro problemi sentimentali, affettivi ed economici, coppie che se fossero affiancate da una comunità che le sostenesse e le aiutasse, riuscirebbero forse a uscirne fuori. Benedetta, Massimiliano e i loro coniugi all’interno di Comunione e Liberazione seguono anche l’esperienza di “Famiglie per l’accoglienza” una particolare realtà del Movimento che educa, nell’ambito familiare, a vedere l’altro come un bene per se stessi, a partire ovviamente dal proprio coniuge, passando attraverso i figli, fino a raggiungere ed accogliere i figli che non sono propri attraverso l’affido e l’adozione.
Ma come si fa a gestire una famiglia numerosa come quella di Massimiliano? Teresa ammette:
«Sicuramente ci vuole una certa organizzazione per gestire tutti e pertanto ogni figlio viene educato ad essere responsabile. Tanto per dirne una, a quattro anni sono già stati abituati a vestirsi da soli. Ci sono degli orari da rispettare per cui la cena è sempre pronta per le 19.30, in modo tale da andare a letto alle 21.30, dopo aver visto un po’ di tv insieme». Quello della logistica è un capitolo a parte: «Per muoversi Massimiliano aveva un’auto a 8 posti, ma adesso è diventata piccola e dovrà cambiarla! Mentre sua moglie Nicoletta ha un’auto con 7 posti».
Sia la famiglia di Massimiliano che quella di Benedetta hanno bisogno dell’ausilio di una babysitter, ma anche i nonni si sono dati da fare, trasferendosi da San Benedetto a Bologna: «La scelta di trasferirci a Bologna è maturata in un tempo molto breve. Se ne è parlato la prima volta a agosto 2013 e a novembre ci siamo ritrovati a fare una proposta di acquisto per un piccolo appartamento a Bologna. All’inizio ero piuttosto spaventata perché raggiunta la pensione pensavo onestamente di riposarmi, di avere più tempo per me stessa e il trasferimento che abbiamo fatto ha scombussolato tutti i miei piani! Nonostante la stanchezza ne è valsa assolutamente la pena!».
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