La prosa asciutta del comunicato del Colle fotografa la situazione nei suoi elementi essenziali. Nel testo letto dal segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, si rende noto che il capo dello Stato ha ricevuto Giuseppe Conte e il presidente del Consiglio “ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto”. A sua volta “il presidente della Repubblica si è riservato di decidere e ha invitato il Governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti”. L’ineccepibile formula di rito, conforme al dettato costituzionale sul ruolo dell’esecutivo dimissionario, si confronta con una situazione in cui il doversi limitare agli “affari correnti” suona come un vincolo da superare il prima possibile.Serve al più presto un governo nella pienezza delle sue funzioni e supportato da una maggioranza adeguata.Tra pandemia e Recovery Plan il Paese vive momenti di eccezionale gravità e impegno ed è per questo che in una fase del genere la crisi politica è risultata incomprensibile ai più. Uno scontro di potere avulso dai problemi reali degli italiani. Inutile chiedersi chi ha vinto e chi ha perso, se rischia di perdere il Paese.
Dopo la doppia e sia pur risicata fiducia della scorsa settimana era sembrato possibile evitare una crisi al buio. Non è andata così.Adesso che la crisi è stata formalizzata, però, bisogna guardare al futuro.Mattarella inizierà le consultazioni già domani pomeriggio. Non c’è tempo da perdere, anche se bisogna fare le cose per bene, con la necessaria chiarezza di intenti e di numeri. Sarebbe disastroso ritrovarsi a breve in una nuova impasse, tanto più che anche in Europa si guarda con molta preoccupazione all’instabilità politica italiana in un snodo cruciale della vita della Ue.
Nella riunione del Consiglio dei ministri che ha preceduto la salita al Colle, Conte ha ringraziato tutti i membri del governo e ha incassato l’appoggio esplicito delle delegazioni dei tre partiti che compongono attualmente la maggioranza: M5S, Pd e Leu.In queste ore gli occhi sono puntati sul Senato dove si starebbe coagulando un nuovo gruppo parlamentareper dare una cornice ufficiale a coloro che, in ordine sparso, hanno votato la fiducia al Governo lo scorso 20 gennaio, e per attrarre ulteriori senatori nell’orbita di un’ipotetica nuova maggioranza. L’efficacia di questa operazione dipenderà ovviamente dai numeri, ma il fatto stesso di costituire un gruppo avrebbe comunque una sua rilevanza istituzionale, per esempio ai fini dei lavori parlamentari.Lo scenario sarebbe quello del cosiddetto Conte-ter che nel borsino delle formule di governo è tuttora l’opzione più gettonata, ma non l’unica.In questa fase tutte le ricostruzioni, anche le più realistiche, vanno prese con beneficio d’inventario. Con le dimissioni del premier la gestione della crisi è passata nelle mani del presidente della Repubblica. Sarà lui a verificare e certificare le condizioni che consentano di dar vita a un governo all’altezza delle esigenze del Paese.
Ed è una garanzia per tutti gli italiani.
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