DIOCESI
– Nel primo pomeriggio di domenica 7 febbraio si è svolto in modalità streaming l’incontro fra il Vescovo Carlo Bresciani e le coppie di fidanzati che si stanno preparando al Sacramento del Matrimonio. Durante l’evento, organizzato dall’Ufficio di Pastorale Familiare e moderato dal nostro collega giornalista Marco Sprecacè, si è riflettuto sul tema “Il matrimonio sacramento della comunione e della missione”

Dopo i saluti iniziali da parte di Piero e Patrizia Censori, Responsabili dell’Ufficio di Pastorale Familiare, ha preso la parola il Vescovo Carlo che ha iniziato la sua relazione parlando del fidanzamento come tempo dell’attesa e della progettazione di una vita insieme: «La vostra è una relazione da costruire, non è già data. Certo, se siete insieme non vi siete conosciuti due minuti fa, ma non è ancora una relazione già definitivamente costruita, ma che va coltivata e approfondita per arrivare alla decisione definitiva del matrimonio, e che neppure allora sarà del tutto ultimata perché la relazione fra le persone ha sempre una novità inaspettata e positiva da saper cogliere. Occorre però avere la chiarezza dell’obiettivo, avendo presente la meta che si vuole raggiungere e cosa si vuole costruire. I fallimenti nella vita non vengono dalle intenzioni, ma da impostazioni sbagliate oppure dal farsi prendere dall’immediatezza che ci distrae dal progetto iniziale. Cosa chiede dunque una relazione fra un uomo e una donna e cosa vi unisce? L’unità può essere data da molti aspetti: dagli affari in comune, dai soldi oppure dal sesso. Ma cosa dà solidità alla relazione? E cosa sono disposto a dare nella relazione? È proprio su questo spazio che do all’altro che si fonda la relazione e ovvero su ciò a cui riesco a rinunciare. Ad esempio bisogna rinunciare a essere chiusi su se stessi, a percorrere la strada da solo e all’immediato per il futuro, ovvero a subordinare l’immediato a quel futuro che dobbiamo costruire insieme».

Il Vescovo Carlo ha poi spiegato che cosa significa che il matrimonio cristiano è un sacramento: «Il sacramento non è semplicemente la relazione che avete fra voi. Certamente la comprende e la presuppone, ma il Sacramento del Matrimonio dice molto di più perché esso è un segno reale che rimanda a qualcosa di più grande: quello che voi state vivendo rimanda all’amore fra Cristo e la Chiesa. Possiamo leggere a tal proposito quanto il Papa scrive nella Amoris laetitia: “Il Sacramento del Matrimonio non è una convenzione sociale, un rito vuoto o il mero segno esterno di un impegno. Il sacramento è un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi affinché la loro reciproca appartenenza sia la rappresentazione reale, per il tramite del segno sacramentale, del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa”. Questo significa che ciascuno di voi è strumento perché l’altro raggiunga il compimento pieno della propria vita e insieme siate segno dell’amore che Cristo ha per la Chiesa».

Il Vescovo ha concluso soffermandosi sul secondo aspetto, quello della missione: «Nel giorno in cui vi sposerete avrete certamente raggiunto una tappa fondamentale nella vostra vita, ma dovrete alimentare la vostra comunione per tutta la vita. Il matrimonio è un sacramento da vivere nella quotidianità, in tutte le sfide che giornalmente si proporranno. Da questo scaturisce il secondo aspetto su cui vogliamo riflettere: quello della missione. La missione della coppia cristiana è la più semplice che ci sia: quella di essere se stessi. Giovanni Paolo II diceva proprio così: “Famiglia sii te stessa”, ovvero vivi concretamente l’amore, diventando segno della credibilità dell’amore anche per gli altri. Cito a tal proposito ancora Amoris laetitia: “Con intima gioia e profonda consolazione la Chiesa guarda alle famiglie che restano fedeli al Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono. Grazie ad esse è resa credibile la bellezza del matrimonio. La famiglia, che si potrebbe chiamare chiesa domestica, matura la prima esperienza ecclesiale della comunione delle persone, in cui si riflette per grazia il mistero della Santa Trinità».

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