SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tra le tante associazioni di volontariato che operano nel nostro territorio un posto di rilievo è occupato dalla CROCE VERDE. Maurizio Galieni, 66 anni, da 17 anni volontario e da 8 Presidente della sede di San Benedetto del Tronto, ci racconta come è iniziata la sua esperienza: “Quello con la Croce Verde è stato un amore a prima vista! Io lavoravo in una ditta di elettronica per 8 ore al giorno e poi trascorrevo alcune serate a fare il mio secondo lavoro, il musicista. Non mi restava, quindi, molto tempo per pensare ad altro, men che meno al volontariato! Un giorno, però, un mio amico, che già frequentava l’associazione, mi invitò a partecipare. All’inizio gli dissi di no, ma il mio amico insistette talmente tanto che alla fine mi convinsi ad andare a vedere. E fu così che abbandonai il mio grande amore per la musica per un amore più grande, il volontariato. Da subito ho capito che il rendersi utili per chi è in difficoltà, dare qualcosa agli altri senza ricevere nulla in cambio, donare il proprio tempo e la propria energia a chi ne ha bisogno, procurano sensazioni impareggiabili, un misto di gioia, felicità e compiacimento che ti fanno stare con il cuore in pace.”
Quanti siete in Croce Verde e quali servizi svolgete abitualmente?
“In tutto siamo 100 volontari, di cui alcuni sono operativi in ambulanza, mentre altri svolgono servizi di trasporto o con i disabili. Inoltre abbiamo anche 10 dipendenti remunerati. I servizi che svolgiamo sono molteplici. Abbiamo due postazioni di emergenza, una a San Benedetto del Tronto ed una ad Offida, e da entrambe facciamo servizio 24 ore su 24; quindi per ogni postazione abbiamo la disponibilità di almeno un’ambulanza e di personale qualificato, così siamo in grado di coprire tutto il nostro territorio di competenza in tempi abbastanza rapidi. Poi abbiamo un’altra ambulanza fissa in supporto all’Ospedale Madonna del Soccorso. Oltre alle emergenze, cerchiamo di gestire anche il trasporto di varie tipologie di pazienti: quelli che sono sottoposti a dialisi con frequenza regolare, quelli che devono sottoporsi ad un esame medico (come, ad esempio, RX o ecografia), quelli che devono effettuare una visita medica e infine disabili di vario tipo che necessitano di essere accompagnati in ospedale o in istituti convenzionati per cure sanitarie. Ci sono poi servizi di trasporto secondario: se un paziente del nostro territorio deve sottoporsi ad un intervento chirurgico in un ospedale italiano o estero lontano dalla nostra città, noi ci occupiamo di accompagnarlo sia all’andata che al ritorno. Ci è capitato in passato di andare in alcune città italiane come Milano, ma anche in alcuni paesi stranieri, come la Svizzera, l’Austria, l’Albania e la Francia.”
Cosa è cambiato, dall’inizio della diffusione della pandemia fino ad ora, nello svolgimento dei vostri servizi?
“Con l’avvento della pandemia sono cambiate moltissime cose. Noi all’inizio ci siamo trovati impreparati perché avevamo di fronte un problema sconosciuto. Ma, dopo un primo momento di confusione e smarrimento, ci siamo organizzati bene e per fortuna non abbiamo avuto casi di positività finora. Prima di tutto sono cambiate le incombenze da fare prima di un trasporto: oltre a disinfettare il mezzo dopo ogni trasporto, abbiamo dovuto prendere dimestichezza con gli abiti ed i dispositivi di protezione personale che ognuno di noi deve indossare. Siamo totalmente coperti dal capo fino ai piedi con tuta intera, calzari, doppi guanti, retina per i capelli, visiera oppure occhiali e mascherina. Vi assicuro che nel periodo estivo, in cui siamo arrivati a 30°, non è stato un piacere, bensì un sacrificio, che però ci siamo sentiti di fare volentieri per la sicurezza nostra, dei pazienti e delle nostre famiglie.
Una novità importante nel nostro lavoro è poi rappresentata da un’ambulanza dedicata esclusivamente ai pazienti covid, cioè coloro che già sanno di aver contratto il virus.La gestione di questa ambulanza richiede una manutenzione più impegnativa, ma l’attenzione e la cura che mettiamo è la stessa per qualsiasi tipo di ambulanza: abbiamo imparato, infatti, che il pericolo si nasconde anche dove non pensiamo e le certe precauzioni vanno prese sempre, sia che si tratti di ambulanza covid sia non covid.
Durante la pandemia i servizi sono leggermente diminuiti, in quanto le visite che potevano essere differite sono state annullate e riprogrammate per tempi migliori. Dall’altra parte, però, sono aumentati i pazienti covid, quindi il nostro lavoro è stato pressoché lo stesso prima e durante il covid. Inoltre ci sono pazienti che devono sottoporsi a terapie frequenti e regolari che non sono differibili: per loro non è cambiato nulla e noi continuiamo a trasportarli garantendo loro il servizio.
Quello che è cambiato in maniera consistente, soprattutto nella prima ondata della pandemia, è stato il numero dei volontari che ha subito un pesante calo. All’inizio non c’erano molte notizie in merito a questo virus: si sapeva solo che si trasmetteva molto facilmente, che non era conosciuto alla scienza e quindi non era facile da curare e che mieteva molte vittime. In una situazione del genere molti volontari hanno cercato di proteggersi e di proteggere i propri familiari fragili che magari presentavano già una patologia. In quei mesi abbiamo fatto uno sforzo enorme noi del Consiglio insieme ai dipendenti. Nella seconda fase, invece, si è capito meglio in cosa consistesse questo virus, quindi le persone hanno ricominciato a prendere fiducia e molti volontari sono tornati con maggiore grinta, voglia di fare e soprattutto consapevolezza.”
Cosa vi aspettate per il prossimo futuro?
“Per quanto riguarda la nostra sede, possiamo ritenerci molto soddisfatti e possiamo quindi dire che non miriamo ad alcun miglioramento. Fino a pochi mesi fa, infatti, eravamo in una sede non adeguata, ma ora fortunatamente ci siamo trasferiti in un luogo migliore, ben attrezzato e sicuro in termini di igiene e di ubicazione.
Per quanto riguarda noi operatori, poi, in questi giorni ci siamo quasi tutti vaccinati. Questa è una grande garanzia per noi e per i pazienti perché ci permette di lavorare con maggiore tranquillità e sicurezza.
Per quanto concerne invece la pandemia, non possiamo assolutamente fare previsioni. È desiderio di tutti noi tornare alla spensieratezza di due anni fa, ma sappiamo bene che la cosa non sarà né semplice né immediata. Certamente, se tutti ci vaccinassimo, le probabilità di uscirne sarebbero maggiori. La mia personale speranza è che per la fine di questo anno ci sia non una sconfitta totale del covid, ma almeno un cambio di passo importante.”
Che messaggio vuole dare ai nostri lettori?
“Prima di tutto vorrei ringraziare le aziende ed i privati del territorio che in questi mesi ci hanno sostenuto donando mascherine o visiere: la generosità e la solidarietà sono state delle compagne di viaggio importantissime.
Poi vorrei ringraziare tutta la squadra della Croce Verde, i volontari, i consiglieri ed i dipendenti: ciascuno ha fatto la sua parte e l’ha fatta egregiamente! In una situazione estrema, come quella che stiamo vivendo, il lavoro di squadra è importantissimo e sono orgoglioso dei nostri volontari che si dimostrano sempre pronti a donare il loro tempo all’associazione. Il tempo, infatti, è la cosa più preziosa che abbiamo e donarlo agli altri è un atto di alta generosità.
Infine voglio condividere con i lettori un pensiero di Madre Teresa di Calcutta che ha ispirato e continua ad ispirare il mio agire: ‘Quello che facciamo è soltanto una goccia nell’oceano. Ma, se non ci fosse quella goccia, all’oceano mancherebbe.’ Ripeto spesso ai miei volontari questa frase e colgo quindi l’occasione per rivolgerla anche ai lettori. Spero che qualcuno, leggendola, ne resti colpito e decida di venire a dare una mano alla nostra associazione o comunque decida di fare qualcosa per il prossimo: il contributo di ciascuno di noi rende il nostro mondo migliore!”
0 commenti