Giancarlo La Vella – Vatican News
Tra le tappe più significative del viaggio di Papa Francesco in Iraq c’è la città di Mosul. Nel giugno del 2014 viene invasa dai miliziani del sedicente Stato Islamico, che imperversano nel nord curdo e cristiano dell’Iraq. Profonde le ferite causate dai jihadisti: è stata distrutta la moschea del XIII secolo dedicata al profeta Giona, stessa sorte per la grande moschea di al-Nuri, per le millenarie mura di Ninive e i numerosi manoscritti e documenti di grande rilevanza storica della Biblioteca, una delle più antiche dell’Iraq, molti dei quali considerati molto rari dall’Unesco. Danneggiate anche molte chiese e anche il Museo della città contenente statue e reperti risalenti all’Impero assiro. Ma Mosul non è morta, ma si appresta a risorgere. Lo conferma, in una lettera al Papa, Noura bint Mohammed Al Kaabi, ministro della Cultura e della Gioventù degli Emirati Arabi Uniti. Il suo Paese è in prima linea nella ricostruzione di una delle città simbolo dell’Iraq. Quindi a Mosul cristiani e musulmani sono uniti nel dolore della perdita di vite e testimonianze della loro storia.
Un piano dell’Unesco per salvare Mosul
Nell’epistola si ricorda “l’iniziativa “Far rivivere lo spirito di Mosul” lanciata dall’Unesco. Gli Emirati Arabi Uniti – scrive il ministro – sono stati i primi e i più veloci a contribuire alla ricostruzione della Moschea di Nuri e del suo faro nel 2018. E poiché i principi umani sono indivisibili e non accettano discriminazioni e razzismo, dopo la storica visita di Papa Francesco negli Emirati nel 2019, il progetto è stato ampliato per includere il restauro e la ricostruzione delle due chiese Al-Tahira e Al-Sa’a, in un’iniziativa di speranza e la tolleranza volta a ripristinare la posizione storica della città di Mosul e il suo patrimonio umano che non ha mai posto differenze tra le persone sulla base della religione, razza o colore”.
L’attualità del documento sulla fratellanza umana
Mohammed al Kaabi ricorda anche che la visita del Papa in Iraq, dal titolo “Siete tutti fratelli”, “è una incarnazione viva del documento sulla “Fratellanza Umana” che Papa Francesco ha firmato con il Grande Imam di Al-Azhar Ahmed Al-Tayyeb ad Abu Dhabi nel 2019, che ha rappresentato un messaggio al mondo che il dialogo tra i seguaci delle religioni e il linguaggio della tolleranza e della diversità culturale e di civiltà sono la nostra scelta, e sono la scelta dell’umanità, ed è la forte risposta umana alle idee oscure e terroristiche che richiedono rivalità e conflitti tra esseri umani”.
Voltare pagina sul dramma del passato
Il dolore e la distruzione causate dallo Stato Islamico sono ora solo un tragico ricordo, ricorda la lettera, perché a Mosul ha iniziato a svilupparsi uno spirito nuovo. “Oggi vediamo cristiani contribuire alla ricostruzione delle moschee e musulmani al restauro e alla ricostruzione delle chiese, “scoprendo insieme il loro antico patrimonio di Mosul, che si basa sulla coesione e l’interdipendenza tra culture e religioni e sull’amicizia tra individui di diverse religioni, in un’immagine civilizzata che rappresenta lo spirito di “fratellanza umana” e il nobile obiettivo perseguito dal documento firmato ad Abu Dhabi”.
Un sincero benvenuto al Papa
“Diamo il benvenuto a Papa Francesco – conclude Mohammed al Kaabi – nella nostra regione araba, e continuiamo a rafforzare e consolidare il messaggio di “Fratellanza Umana”, il messaggio di armonia e amore che cerchiamo di diffondere nel mondo, affinché l’uomo possa essere di aiuto ai suoi simili e le persone siano partner della prosperità e del progresso, invece di conflitti, guerre, odio e rivalità”.
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