GROTTAMMARE – “La preghiera è il respiro della nostra vita. Questi momenti di meditazione devono trarre ispirazione dalla preghiera, devono diventare preghiera; non possono essere momenti dove ci mettiamo a ragionare o a studiare”. Con queste parole si è aperta la meditazione di Don Giorgio Carini, assistente spirituale dell’Adorazione Eucaristica Perpetua di Grottammare.
Don Giorgio ha poi affermato: “Ma è una preghiera che chiede a Dio la grazia dello Spirito Santo, “che ci faccia conoscere tutta la profondità, la ricchezza del dono di Dio” – dice San Paolo. Per questi ritiri – come vi ho già accennato in passato – sono stato un po’ audace perché ho chiesto ad alcuni teologi di grande profondità spirituale e ad alcuni cardinali di darci dei testi. In tanti mi hanno risposto, non per me o per noi, ma perché l’Eucarestia merita questa grazia.
Oggi mediteremo sul testo che ci ha donato il Cardinale Sarah, Prefetto, fino a poco tempo fa, per la Congregazione del Culto dei Sacramenti, la voce più autorevole della Chiesa, dopo il Papa, per parlare proprio del culto dei sacramenti della liturgia. Chi più di lui può parlarci dell’Eucarestia, dono inestimabile? L’ho già pubblicato sul sito dell’Adorazione (clicca qui per leggerla integralmente): lo abbiamo lì perché non è una voce solo per noi e poi perché ha un valore anche per l’importanza della personalità che ce l’ha donato. Di grande valore per tutta la Chiesa. Questo testo, pubblicato sul sito, diventi un testo perenne per la nostra formazione, perché possiamo adorare Gesù con un cuore sempre più vivo. Come possiamo sdebitarci con il Cardinal Sarah? Pregando, pregando per lui. La sua è una testimonianza grande per la Chiesa. I suoi libri sono molto apprezzati e in molti li hanno letti: racchiudono una profondità grandissima, la stessa che traspare da questa lettera che iniziamo a meditare.
La lettera è datata 4 Novembre 2020. Io ho scritto a nome mio e lui risponde a me per tutti, per ciascuno di voi: “Reverendo don Giorgio, ho ben ricevuto la sua pregiata lettera con la quale mi informava della splendida iniziativa dell’Adorazione perpetua che, con accorata partecipazione, si svolge dal 2014 nella chiesa di Sant’Agostino a Grottammare. Desidero innanzitutto porgerle il mio più vivido ringraziamento per l’invito di summenzionata missiva”. Sono parole di grande cortesia e grande umiltà, di questa persona e di questi uffici, perché sono forme che fanno parte della diplomazia vaticana da sempre, che indicano un servizio che viene fatto a ciascuno di noi. Come è vero, anche nella Chiesa: “Chi vuole essere il più grande tra voi, sia il servitore di tutti”. Io sono stato audace e mi ha commosso questa esperienza, un cardinale che risponde ad un misero prete di una piccola realtà. L’Adorazione al Signore ci mette davanti la grandezza di Dio.
La lettera continua in questo modo: “Altresì, ringrazio lei e quanti aderiscono all’Adorazione perpetua”. Un ringraziamento che il cardinale dona a ciascuno di noi. Poi prosegue: “Adorare il santissimo corpo di Gesù nell’Eucarestia è sempre occasione propizia per crescere nel rapporto intimo e personale con il Signore”. Questa è la grazia della nostra fede, crescere nel rapporto intimo e personale con il Signore. Questo è il bene più prezioso, perché la nostra fede diventa, non il seguire regole astratte, studiare, impegnarci, ma vivere un rapporto intimo, cioè profondo, non formale, non esteriore, con Cristo, bensì intimo e personale. Il cardinale ci dice che, attraverso l’Adorazione, cresce il nostro rapporto intimo e personale con il Signore. Più ci inginocchiamo davanti a Gesù Eucarestia e più la nostra vita prende una direzione di compimento e di pienezza. Spesso pensiamo che il nostro cammino di fede sia fatto di tanto impegno, di tanto studio, pieno di difficoltà, un qualcosa di impossibile; invece è tutto più semplice: ci inginocchiamo davanti a Gesù Eucarestia, un gesto semplice, ma vivo e profondo. C’è tanta pace in questo gesto. Molte volte mi è capitato di vederlo negli adoratori: ci accostiamo all’Adorazione portando i nostri affanni, le nostre croci, i nostri dolori, le nostre angosce; appena, però, ci inginocchiamo davanti a Lui, ritroviamo la pace. Questo gesto spalanca la misericordia di Dio, inginocchiarsi davanti a Gesù vale più di tutto il resto. La vita diventa: luce, amore, pace. Il Signore ci dona conforto.
Il Cardinale Sarah aggiunge nella sua lettera: “In quanto, solo il Signore può dare, può donare vero senso alla nostra esistenza”. Solo Lui ce lo può regalare, non ce lo possiamo dare da soli. Donare senso alla nostra vita significa non renderla inutile, non renderla un’assurdità, colmarla di fatiche inutili per poi perdere tutto. Inginocchiarci davanti a Dio significa sconfiggere il male nella nostra vita, perché inginocchiarci significa riconoscere la grandezza di Colui che è vivo e presente nell’Eucarestia: il cuore della nostra fede. Riempire la nostra vita della Sua presenza: “Chi mangia di me vivrà per me”. La Sua è una presenza di amore, conforto, luce e pace. Inginocchiarci è un gesto umanissimo che ci fa dire: “Tu sei tutto, tu sei il mio bene, tu sei infinitamente grande”. La nostra vita, senza Dio, sarebbe misera e vuota. Senza Dio non possiamo fare nulla. Adorando Gesù Eucarestia, invece, ci inseriamo sempre più nella vita divina. Noi siamo esseri umani e, oltre ad essere destinati a morire, siamo destinati a perdere tutto, a lasciare tutto. Dio invece è immortale, Dio è vita, è pace. Attraverso Dio, veniamo anche noi inseriti nella vita divina. Se viviamo pienamente la vita da cristiani, le nostre angosce si diradano come nuvole davanti al sole. Spesso ci preoccupiamo di come dobbiamo vivere la nostra adorazione, di cosa dobbiamo dire; ma il Signore ci accetta così come siamo, comprende le nostre debolezze, ci dona la sua forza, ci riempie del suo amore.
Il Cardinale Sarah prosegue: “Nell’esperienza di tutti i santi noi riusciamo a scorgere un rapporto privilegiato con Gesù Eucarestia”. Io ho avuto la fortuna di incontrare molte volte le suore dell’Ordine di Madre Teresa di Calcutta, quando ero a Roma come seminarista, ho avuto la fortuna di incontrare Madre Teresa. Sono rimasto affascinato da quell’esperienza, mi è servita più di mille lezioni. Quelle suore avevano una grande dolcezza e una grande forza che traevano dalla preghiera, il loro segreto era la preghiera. Tutte le mattine alle cinque, per due ore, rimanevano in adorazione davanti all’Eucarestia. Non possiamo pensare in questo secolo, ma anche nella vita della chiesa, ad una persona animata da un’attività di carità così forte radicale, totale. Una volta abbiamo avuto l’occasione di andarla a trovare proprio in questo momento di preghiera, mi salutò e mi diede un santino. La testimonianza dei santi è questa: un rapporto vivo di adorazione verso Gesù Eucarestia. Gesù brucia i nostri cuori con il suo amore, tutta la nostra vita si trasfigura.
Continua il Cardinale Sarah: “Mi viene in mente un’immagine del pellegrinaggio di San Giovanni Paolo II in Terra Santa durante il grande giubileo del 2000, dove tutto il mondo è stato impressionato; prima di avere la gioia e la grazia di celebrare nel cenacolo a Gerusalemme, lo stesso luogo dove secondo la tradizione l’Eucarestia è stata celebrata per la prima volta da Gesù Cristo in persona, abbiamo potuto osservare stupiti questo anziano uomo in talare bianca, solo, curvato, davanti al muro occidentale del tempio inserire la sua domanda di perdono in uno spazio tra due pietre della muraglia”. Quello che viene chiamato “muro del pianto” è un muro che faceva da basamento al tempio di Gerusalemme che poi fu distrutto dai Romani intorno al 70 d.C.. È chiamato così perché il popolo d’Israele piange proprio la distruzione del tempio. Del luogo dove pregavano Dio, sono rimaste solo queste pietre. Era una domanda di perdono quella che San Giovanni Paolo II ha inserito nelle pietre. Nello stesso modo, San Giovanni Paolo II cerca di trovare un’apertura anche in noi, nelle nostre abitudini, per inserire un messaggio essenziale: l’amore di Dio, l’Eucarestia. L’Eucarestia racchiude la potenza viva della grazia della nostra fede.
Nell’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia”, San Giovanni Paolo II ci ha consegnato la sua testimonianza, la sua fede e la sua passione per Gesù Eucarestia, celebrata nella santa Messa, adorata, amata. L’Eucarestia non è un simbolo, non è una favola, è la presenza viva di Cristo, vero corpo, nato da Maria Vergine, nato come uomo. Dio nato, incarnato, morto sulla croce, risorto. Il Papa, nella lettera Enciclica, ci ha detto: “Ogni giorno la mia fede ha potuto riconoscere, nel pane e nel vino consacrati, il divino viandante che un giorno si mise a fianco ai due discepoli di Emmaus per aprire i loro occhi alla luce e il cuore alla speranza. Anche noi dobbiamo riconoscere in Gesù Eucarestia quel viandante che ci incoraggia, quando siamo delusi e tristi. Ci incendia con quel fuoco della sua presenza: “Ma non ci ardeva il cuore nel petto, mentre ci spiegava le Scritture?”. All’inizio del suo apostolato, San Giovanni Paolo II disse ai giovani che erano riuniti in Francia: “Per me non è importante essere vescovo o Papa, per me la cosa più importante è celebrare ogni giorno l’Eucarestia”.
La ricchezza della Chiesa è Cristo Eucarestia. Andare ad adorare Gesù Eucarestia, anche in una chiesa vuota e fredda come può essere la nostra, ha un immenso valore, troviamo Gesù vero corpo e vero sangue. È un mistero più grande di noi. Gesù in uno dei suoi discorsi parla dell’Eucarestia, del suo corpo dato a ciascuno di noi per la nostra salvezza. Alcuni di quelli che lo ascoltavano se ne andarono, altri no, ma Gesù non li obbligava a restare, li lasciava liberi di scegliere. San Pietro rispose, rispose a nome di tutta la Chiesa: “Signore, da chi andremo?”. Senza Dio ci sono solo tenebre, dolore e sentimenti superficiali. L’Eucarestia costruisce la Chiesa, la costruisce come comunità di fedeli che appartengono a Dio. Con lo stesso carattere di unità dei primi discepoli. L’unione non c’è senza essere radicati in Cristo. Il fondamento dell’Eucarestia, il sacrifico di Cristo, è il fondamento della nostra unione.
Adesso possono tornare ad adorare in questa chiesa, anche quelli fuori del Comune di Grottammare. Ringrazio Dio per il dono di tutti gli adoratori che hanno dovuto raddoppiare i turni perché gli unici a poter raggiungere la chiesa di Sant’Agostino, in questi ultimi mesi. Questi adoratori a volte vengono considerati dei “folli”: hanno la “follia” della fede, io direi la grazia della fede, prigionieri di amore verso Dio, uomini e donne che adorano Gesù, si inginocchiano davanti all’Eucarestia, davanti alla vita vera. Di fronte a questa fede, il Signore dilata la vita della grazia. Fede profonda e viva.
Quando Gesù morì, i discepoli furono presi dalla paura, erano convinti che sarebbero venuti a prendere anche loro. Quindi si chiusero in casa, non volevano uscire. Anche in questi giorni noi viviamo la paura, a causa della pandemia. Gesù Risorto è stato visto per primo da una donna, Maria Maddalena: lei esce prima dell’alba, da sola, senza paura e va al sepolcro; non va a vedere il Cristo Risorto, ma vuole semplicemente onorare il corpo di Gesù. Sfida tutti e va al sepolcro, spinta dall’amore verso Gesù. Noi cadiamo spesso nella paura come gli apostoli, nella stessa delusione degli apostoli. Loro speravano che la fede desse loro salute, successo e fortuna, le stesse cose che anche noi cerchiamo, purtroppo, a volte nella fede. Gli apostoli speravano che Gesù riuscisse a ricostituire il regno di Gerusalemme. Questa donna che va al sepolcro, non aveva ricevuto la risoluzione dei problemi da parte di Gesù, ma il Suo perdono, la Sua Misericordia. Aveva ricevuto l’amore di Cristo e, per questo amore gratuito, sfida tutto e tutti. La radice della nostra fede è questa, anche noi veniamo nella chiesa buia e fredda, come il sepolcro, dove c’è un morto, così lo considera lo sguardo del mondo: un morto. Invece noi veniamo, perché sappiamo che troviamo Gesù vivo.
Il Cardinale Sarah termina dicendo: “Di cuore vi ribadisco la mia gratitudine per il prezioso impegno a donare parte del vostro tempo per l’Adorazione perpetua e umilmente vi assicuro la mia preghiera per un’intensa vita cristiana, tutta incentrata sul Vangelo e sul rapporto intimo con Gesù Eucarestia, mentre paternamente vi benedico”. Quest’Adorazione è un prezioso impegno che vive nel cuore della chiesa. Accogliamo con amore la benedizione del cardinale e preghiamo per lui. Preghiamo anche per i nostri pastori, per il nostro vescovo Sua Eccellenza Monsignor Carlo Bresciani, per il nostro vicario don Patrizio Spina, il nostro caro parroco don Federico e tutti i preti. Che il Signore spalanchi nei nostri cuori la sua grazia di amore. Sosteniamoci gli uni gli altri su questo cammino, che sta donando tanta grazia. Il Signore ci doni conforto e pace e ci liberi da ogni paura.
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