“I bombardamenti proseguono in tutta la Striscia anche nel Centro città, dove diversi palazzi che si ritenevano al sicuro sono stati colpiti. Purtroppo non ci sono segnali di tregua”. Dopo l’ennesima notte di scontri tra miliziani di Hamas e Esercito israeliano, a parlare al Sir è il parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli. “Le persone che restano senza casa crescono sempre più di numero. Si stima che siano svariate migliaia gli sfollati interni” afferma il religioso confermando le cifre dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i palestinesi che stima in “circa 42mila i palestinesi nella Striscia di Gaza costretti a lasciare le proprie abitazioni, a seguito degli attacchi israeliani contro Hamas. Gli sfollati hanno trovato rifugio in 50 scuole gestite dall’agenzia”. Sarebbero oltre 2.500 le persone rimaste senza casa per la distruzione delle loro abitazioni nei bombardamenti.
“Tra loro anche diversi nostri fedeli. Tuttavia, grazie a Dio, non registriamo vittime. Come parrocchia – aggiunge padre Gabriel – abbiamo organizzato una piccola rete di aiuto. Stiamo chiamando tutti i nostri cristiani per verificarne le condizioni, portando loro cibo e medicinali. Attenzione particolare è per i bambini e agli anziani. Continuiamo a pregare – conclude – perché finisca questa tragedia che ucciso oltre 50 bambini”.
La denuncia dell’Unicef. Dopo una settimana di lanci di razzi e bombardamenti sono, infatti, almeno 55 nello Stato di Palestina e 2 in Israele i bambini rimasti uccisi. A Gaza, le scuole sono state distrutte, le case e gli uffici sono stati rasi al suolo e intere famiglie sono state sfollate. In Israele, scuole, case ed edifici sono stati danneggiati. “La paura e la distruzione stanno aumentando da entrambe le parti – denuncia il Direttore generale dell’Unicef, Henrietta Fore – La violenza, le uccisioni e l’odio devono cessare. I diritti umani internazionali e il diritto umanitario devono essere rispettati. I civili e le infrastrutture civili devono essere protetti. L’unica soluzione è quella diplomatica – per il bene di tutti i bambini e del loro futuro”. Nonostante le violenze in corso, l’Unicef continua a prestare aiuti nella Striscia di Gaza con forniture pre-posizionate, come soluzioni saline, glucosio, antibiotici, soluzioni reidratanti orali, e materiali per la distribuzione e la purificazione dell’acqua. “Chiediamo l’accesso umanitario per portare una maggiore assistenza estremamente necessaria”, ribadisce Fore.
Stallo diplomatico. Dal versante diplomatico non giungono notizie positive: il Consiglio di sicurezza dell’Onu, riunito ieri in emergenza per discutere del conflitto in corso tra Israele e Hamas, non ha prodotto nessun esito concreto, con gli Usa che avrebbero stoppato un testo che denunciava la violenza di entrambi i contendenti e chiedeva un cessate-il-fuoco. Sempre ieri i rappresentanti speciali del Quartetto per il Medio Oriente, che comprende Onu, Usa, Ue e Russia, hanno tenuto una riunione virtuale per discutere le azioni da intraprendere per una de-escalation rapida del conflitto israelo-palestinese. In un comunicato diffuso dal Ministero degli Esteri russo si legge che “è stata riaffermata l’esigenza di un rigoroso rispetto delle norme del diritto umanitario internazionale e di creare le condizioni favorevoli per sbloccare la prospettiva di una soluzione politica e riprendere i negoziati israelo-palestinesi, basati su risoluzioni rilevanti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e dell’Assemblea Generale e sul principio di due Stati, Palestina e Israele, che convivono in pace e in sicurezza”.
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