Con creatività e coraggio facciamo in modo di diventare una “generazione del Ripristino”. “Ripristinare la natura che abbiamo danneggiato”, infatti, significa in primo luogo, recuperare “noi stessi”. È l’esortazione del Papa rivolta in un messaggio letto in inglese, in un video, dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, e indirizzato a Inger Andersen, direttore esecutivo dell’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, e a Qn Dongy, direttore generale della Fao. Lo sguardo è diretto alla Giornata mondiale dell’ambiente, che ricorre domani, e al Decennio delle Nazioni Unite sul ripristino dell’ecosistema.
“Ci resta poco tempo – gli scienziati dicono i prossimi dieci anni, il lasso di tempo di questo Decennio delle Nazioni Unite – per ripristinare l’ecosistema”. Da qui l’importanza di prendere impegni decennali intensificando gli sforzi per invertire il degrado degli ecosistemi, da troppo tempo sfruttati. “Rischiamo inondazioni, fame e gravi conseguenze per noi stessi e per le generazioni future” e, dunque, è necessario “prenderci cura gli uni degli altri e dei più deboli tra noi”. “Ingiusto e sconsiderato”, invece, continuare sulla strada della distruzione dell’uomo e della natura. “Questo ci direbbe una coscienza responsabile”, evidenzia ancora il Papa.
Bisogna agire “con urgenza” per diventare amministratori sempre più responsabili anche verso le generazioni future: siamo tutti parte del “dono della creazione” come ricorda anche la Bibbia. Proprio questa interconnessione con il richiamo all’ecologia integrale è il filo conduttore del messaggio di Francesco.
Guardandosi attorno, si vede crisi che porta a crisi, distruzione della natura, “una pandemia globale che sta causando la morte di milioni di persone”. Ma anche le ingiuste conseguenze di alcuni aspetti dei nostri attuali sistemi economici e di numerose catastrofiche crisi climatiche “che producono gravi effetti sulle società umane e perfino l’estinzione di massa di diverse specie”. Sono “tanti”, quindi, gli “avvertimenti” che spingono a prendere urgenti provvedimenti. Tra questi “il Covid-19 e il riscaldamento globale”. Concretamente si esprime, quindi, l’auspicio che la Cop26 sui cambiamenti climatici, che si terrà a Glasgow il prossimo novembre, possa offrire le giuste risposte. Serve anche una revisione dell’attuale modello di sviluppo sottolineando il punto chiave che “il degrado dell’ecosistema è un chiaro risultato di una disfunzione economica”.
Nonostante la preoccupazione, c’è però speranza. Si può dirigere la tecnologia verso un progresso più sano. Si assiste, poi, a un nuovo impegno da parte di Stati, autorità e società civile, volto a promuovere l’ecologia integrale. Parola chiave, concetto “multidimensionale”, che “richiede una visione a lungo termine” mettendo anche in evidenza l’inscindibilità tra “preoccupazione per la giustizia naturale per i poveri, impegno per la società e pace interiore”, si nota ancora nel messaggio in cui il Papa interpella tutti alla responsabilità verso sé stessi, il nostro prossimo, il creato e il Creatore.

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