Manaus di nuovo senza messe domenicali, ma stavolta la colpa non è del Covid-19. La richiesta, a tutta la zona nord della città, è arrivata (in assenza dell’arcivescovo dom Leonardo Steiner) dal vescovo ausiliare José Albuquerque de Araújo. Il motivo una vera e propria guerriglia urbana scatenata dal Comando Vermelho, il maggior gruppo di narcotrafficanti che controlla la città, in seguito all’uccisione di uno dei capi del cartello, in uno scontro a fuoco. Pare che l’ordine di mettere a ferro e fuoco la città sia arrivato dalle carceri, ed è stato messo per iscritto nei profili social riconducibili al gruppo criminale; a poco hanno potuto le Forze di Polizia, che pure hanno richiamato in servizio gli agenti che non erano di turno o si trovavano in ferie.
Incendi hanno coinvolto almeno 15 quartieri di Manaus (che in questi giorni sta anche affrontando la piena del Rio delle Amazzoni). A fuoco un’intera scuola, decine di autobus, auto della Polizia. Una vera e propria giornata di terrore che ha costretto la popolazione a chiudersi in casa. Dom Albuquerque, in un audio informale arrivato ai parroci e in possesso del Sir, ha chiesto ai sacerdoti “prudenza” e di non mettere a rischio la sicurezza dei parrocchiani, e, pur lasciando la decisione a ciascun parroco, in consultazione con i Consigli pastorali, ha espressamente manifestato il proprio parere, di non celebrare messe nei quartieri coinvolti dall’ondata di criminalità.
In serata, il governatore Wilson Lima ha condannato l’accaduto, mentre si attende la decisione del presidente Bolsonaro di schierare l’Esercito, come richiesto dal sindaco Almeida. Oggi le scuole che avevano ripreso le lezioni da sole due settimane dopo il picco del Covid-19, resteranno chiuse.
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