“Migliaia di uomini e donne del nostro Paese hanno un disperato bisogno di cibo, medicine e rifugio. Più di 200.000 persone sono sfollate”. “Il Covid è alle porte”. “È tempo di integrare la sicurezza con la solidarietà. Il nostro popolo soffre”. Nell’omelia pronunciata ieri, il card. Charles Bo, arcivescovo di Yangon, coglie l’occasione per lanciare – dice – “un messaggio urgente”: “Stop alla violenza”. “Questa non è la via di Dio. Dio ci ha creati per la pace; ci ha creati a sua immagine”, dice l’arcivescovo. “Nessuno merita la violenza, la tortura, l’incarcerazione e la morte che da quattro mesi il nostro Paese sta vivendo. La violenza non porterà mai il Regno di Dio sulla Terra”. “Questa è la preghiera che sale sulle labbra di ogni cittadino di questo Paese. Non ci sia più morte e lutto, mai più pianto o dolore. Basta con la violenza, basta con l’odio. La violenza e l’odio hanno portato solo emorragie di sangue ininterrotte, come ha sofferto per decenni la donna del Vangelo. Questo paese ha versato sangue per sette decenni”. Da qui una preghiera-appello perché “tutti i segni di morte scompaiano. Possa questo Paese – dice il card. Bo – riacquistare la sua gloria, passando dalla cultura della morte e della violenza a Talitha cum, la cultura della vita. Non permettiamo che le nostre strade siano piene del sangue e dell’emorragia dell’odio. Solleviamoci tutti, esercito, governo civile e popolo, dalla cultura della morte e camminiamo con gioia sulle vie della libertà, della speranza, della pace e della prosperità. Questa è la preghiera. Lasciamo che l’oscurità se ne vada. Lasciamo che il vecchio ordine dell’odio, del potere spietato vadano via. Che ci sia un nuovo Myanmar: Talitha cum. Rialzati dalla tua morte alla vita”.

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