SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Di fronte ad un ridotto programma per la festa della Madonna della Marina a causa della pandemia, siamo presi, specie noi di una certa età, da un senso di angoscia e di insicurezza.
La festa della Madonna della Marina ha assunto sempre varie connotazioni sia dal punto di vista religioso che civile. “STELLA DEL MARE” è un titolo rivolto alla Madonna che entra nel tessuto della vita del marinaio che risente della precarietà di un lavoro che , specie nel passato, si aggrappava alle richieste di aiuto soprannaturale. Nella casa del marinaio la devozione alla Madonna, era espressa nell’immagine sorretta da una mensolina sulla quale un lume acceso durante le notti di tempesta stava ad indicare che lì solo c’era possibilità di un esatto orientamento. Il bambino allora veniva educato al sentimento di sicurezza in quell’immagine che si sostituiva alla figura materna quando fanciullo veniva avviato al lavoro paterno. “Dì sempre l’Ave Maria”, era la raccomandazione che accompagnava la consegna della “sparrètte”, un fazzolettone in cui veniva racchiuso il frugale pasto giornaliero.
Ancora oggi, a distanza di più di cento anni, dobbiamo riconoscere la giustezza delle osservazioni di don Francesco Sciocchetti, lu Curate, per antonomasia, in merito alla tradizionale Festa della Madonna della Marina, riportate sul n. 30, anno III, 28 luglio 1907,del “l’Operaio” ( giornale da Lui fondato e sorretto): “Certe tradizioni sono così tenacemente legate ai costumi del popolo da divenire quasi un elemento necessario nell’ingranaggio della vita comune, ed acquistano un carattere così deciso ed una fisionomia così individuale da farle distinguere di primo acchito, anche all’occhio dell’osservatore meno esercitato. Così è della festa dedicata alla Madonna della Marina”. E mentre ci prepariamo a celebrare la festa della Madonna della Marina, ci piace ritrovare il senso vero di questa festività nelle parole de lu Curate che volle quella chiesa e che si adoperò, anche manualmente insieme alla popolazione, che fosse innalzata. Ci sono dentro tutta la fede e tutta la devozione verso la Madonna di don Francesco che vanno riscoperte nella loro dimensione non soltanto religiosa, ma civile ed educativa per l’apporto dato ai nostri padri, anche sul piano degli aiuti materiali, negli anni turbolenti del prima e dopo la prima guerra mondiale. A rileggere quella vita c’è veramente da stupirsi come possa essere riuscito a fare tante opere, con una genialità e laboriosità veramente eccezionali. Senza tema di smentite, possiamo tranquillamente affermare che don Francesco Sciocchetti è stato il più grande personaggio della nostra storia di tutti i tempi.
E lu Curate aggiungeva : “E chi potrebbe rassegnarsi a fare a meno di questo giorno insolito, in cui all’azzurro del Cielo e del mare, risponde una gioia comune, un palpito umano concorde ove si fondono coi sentimenti più vari le dolcezze delle famiglie, riunite completamente sotto gli occhi del padre a cui la vita perigliosa dell’acque ruba le soavità del santuario domestico e spesso dà sussulti di trepide angosce?”. Un aspetto positivo della pandemia che non sempre abbiamo saputo cogliere. Va ricordato che la Festa della Madonna della Marina era anche il giorno de “lu Rolle”, uno dei quattro conti trimestrali, insieme alla Pasqua, al Natale e alla Festa della Madonna della Vittoria ( o del Rosario). Era quindi una delle poche festività in cui alla possibilità di una certa disponibilità di denaro si univa la gioia familiare di poter stare tutti riuniti.
Nelle parole di don Francesco, un’esortazione ci sorprende più di altre per la sua attualità, nonostante i molti decenni trascorsi: “ Ma la tradizione dev’essere animata da quello spirito che la fece sorgere, altrimenti non rappresenta che un simulacro, un cadavere, una forma vuota di senso. Ora alla genesi della cara festa noi troviamo la fede viva, la religione sentita dei nostri padri che stretti intorno a Maria, rifugio nelle tempeste, raggio di sole nelle tenebre, stella del mare, provarono il bisogno di attestarle solennemente il loro grato affetto, e impegnarne la bontà materna a pro dei tanti bisogni spirituali e temporali. È questa scintilla di fede che noi dobbiamo ridestare sotto la cenere dell’indifferenza comune. È questo slancio religioso che deve rivivere nelle anime nostre, perché la festa non si riduca unicamente ad un po’ di chiasso e ad una parata inutile”.
Un suggerimento che sembra proprio dettato dalla nostra situazione pandemica, pronti sempre a lamentarci e criticare chi, per dovere e solidarietà, è costretto a limitare le nostre azioni.
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