Amedeo Lomonaco – Vatican News
Sono passati 77 anni da quel 2 agosto del 1944 nel campo nazista di Auschwitz: soldati tedeschi circondano le baracche del “Zigeunerlager”, come venivano definiti nei documenti i Rom e i Sinti deportati. Costringono quasi 4 mila persone, in maggioranza donne, bambini e anziani, ad entrare nella camera numero 5 del campo. Entrano nudi tra pugni, spinte e calci. Il giorno dopo, nelle fosse comuni scavate intorno ai forni crematori, la testimonianza di quell’orrore è cristallizzata nei resti carbonizzati di corpi dilaniati dalla barbarie. La memoria di quel massacro resta viva. La giornata in ricordo del genocidio dei Rom e Sinti durante la Seconda Guerra Mondiale, Roma Genocide Remembrance Day, fa luce su una pagina buia della storia: quella del “Porrajmos”, vocabolo che nella lingua rom significa “distruzione”, “grande divoramento”.
Un peso nel cuore
Ricordando tragiche pagine di storia, Papa Francesco durante il viaggio apostolico in Romania nel 2019 chiede perdono alla comunità rom:
“Nel cuore porto un peso. È il peso delle discriminazioni, delle segregazioni e dei maltrattamenti subiti dalle vostre comunità. La storia ci dice che anche i cristiani, anche i cattolici non sono estranei a tanto male. Vorrei chiedere perdono per questo. Chiedo perdono – in nome della Chiesa al Signore e a voi – per quando, nel corso della storia, vi abbiamo discriminato, maltrattato o guardato in maniera sbagliata, con lo sguardo di Caino invece che con quello di Abele, e non siamo stati capaci di riconoscervi, apprezzarvi e difendervi nella vostra peculiarità. A Caino non importa il fratello. È nell’indifferenza che si alimentano pregiudizi e si fomentano rancori. Quante volte giudichiamo in modo avventato, con parole che feriscono, con atteggiamenti che seminano odio e creano distanze! Quando qualcuno viene lasciato indietro, la famiglia umana non cammina. Non siamo fino in fondo cristiani, e nemmeno umani, se non sappiamo vedere la persona prima delle sue azioni, prima dei nostri giudizi e pregiudizi”.
Una missione di tutta la Chiesa
Si stima che attualmente rom e sinti, nel mondo, siano circa 36 milioni. Papa Francesco ha più volte ricordato, durante il suo Pontificato, le fatiche e le speranze di questo popolo sottolineando che la “cultura dell’incontro” porta ad una vera integrazione. Il Santo patrono della popolazione rom è il beato Zefirino Giménez Malla, terziario francescano, fucilato nel 1936 durante la Guerra civile spagnola e gettato in una fossa comune per aver difeso un prete e il suo Rosario. Nel documento “Orientamenti per una pastorale degli zingari” si ricorda che l’evangelizzazione degli zingari è una “missione di tutta la Chiesa, perché nessun cristiano dovrebbe rimane indifferente di fronte a situazioni di emarginazione in relazione alla comunione ecclesiale”.
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