Amedeo Lomonaco e Giancarlo La Vella – Vatican News
La via politica resta l’unico modo che può portare “alla stabilità e allo sviluppo in Afghanistan”. È quanto sottolinea, in una nota, il Dipartimento di Stato americano precisando che l’inviato degli Stati Uniti per l’Afghanistan si sta recando a Doha, in Qatar, con l’obiettivo di fare in modo che i talebani fermino la loro offensiva militare e accettino di negoziare un accordo politico.
“L’intensificazione dell’offensiva militare dei talebani, che sta causando vittime civili da entrambe le parti e presunte violazioni dei diritti umani, è molto preoccupante”. “L’emissario Zalmay Khalilzad – si aggiunge nella nota del Dipartimento di Stato americano – sarà a Doha per aiutare a mettere in atto una risposta internazionale congiunta al rapido deterioramento della situazione in Afghanistan”.
Allarme dell’Unicef
Sul terreno, intanto, i talebani stanno riconquistando il controllo dell’Afghanistan ad una velocità superiore al previsto. Il Pentagono ha ammesso che le cose “non stanno andando nella giusta direzione”. I talebani, che hanno lanciato un’offensiva su vasta scala in coincidenza con il completamento del ritiro delle truppe straniere, controllano cinque dei nove capoluoghi nel nord del Paese. Scontri si registrano anche in altre zone dell’Afghanistan. Almeno 27 bambini, denuncia l’Unicef, sono stati uccisi nelle ultime 72 ore durante l’avanzata dei talebani in tre province del sud e dell’est del Paese. Il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora. Solo a luglio, rende noto l’Onu, “più di mille persone sono rimaste uccise o ferite” in “attacchi indiscriminati contro i civili” nelle province di Herat, Helmand e Kandahar.
Un negoziato in salita
Secondo Riccardo Redaelli, professore ordinario di ‘Geopolitica’ e di ‘Storia e istituzioni dell’Asia’ presso la Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica, in questo momento di successi militari è molto difficile che i talebani possano accettare di mediare in una situazione che sul terreno li vede favoriti.
Un altro rischio che si sta correndo è quello dell’aggravarsi dell’emergenza umanitaria. Se i talebani – afferma Redaelli – dovessero conquistare centri importanti, come Mazar-i-Sharif o Herat, si creerebbe un movimento imponente di profughi in uscita dall’Afghanistan. Potrebbero essere milioni le persone che cercherebbero di venire in Europa. Ma l’impressione è che anche questa emergenza susciti l’attenzione della comunità internazionale.
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