“Allontanare l’attuale presidente dalla sua funzione diventa, sempre più, una misura necessaria e urgente, per portare il Brasile fuori dai pericolosi limiti di un abisso, le cui proporzioni sono incalcolabili”. È quanto sostengono circa 60 organizzazioni ecclesiali e sociali brasiliane, espressione della Chiesa nazionale (come la Commissione Giustizia e pace e il Consiglio nazionale dei laici), di organismi di singole diocesi e di congregazioni religiose, a proposito dell’attuale situazione politica, mentre oggi sono in programma manifestazioni contro il Governo. Un pronunciamento che ribadisce quanto sostenuto in altre occasioni, evidenziando la fallimentare gestione dell’emergenza Covid, lo spazio dato agli speculatori, alle attività minerarie illegali e alle appropriazioni di terre indigene. “Mentre il presidente svergogna la nazione all’Onu, con un discorso bugiardo e ingannevole, e promuove morte nel Paese, la Commissione parlamentare d’inchiesta ‘sul genocidio’ mostra sempre più aberrazioni promosse da alti funzionari del Governo, in collusione con imprenditori di aziende farmaceutiche”.
A peggiorare le cose, la fame causata dalla carestia e dell’aumento dell’inflazione: “Ci sono più di 20 milioni di persone che sono state spinte nell’insicurezza alimentare quest’anno, e i principali colpevoli sono il Governo, che promuove ripetuti aumenti di carburante, elettricità e acqua, e l’agrobusiness che si arricchisce con l’esportazione di cereali pagati in dollari”.
Proseguono le associazioni: “Invece di sostenere l’agricoltura familiare, il settore che produce veramente cibo per sfamare la popolazione brasiliana, il Governo pone il veto alla legge per aiutare gli agricoltori familiari e ritira il finanziamento loro destinato”. Da qui, la richiesta ai cittadini di scendere in piazza e manifestare oggi contro il Governo in numerose città brasiliane.

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