Con 154 voti favorevoli, 131 contrari e 2 astenuti, l’assemblea del Senato ha accolto la proposta di non passaggio al voto degli articoli presentata da Lega (Roberto Calderoli) e FdI (Ignazio La Russa) in relazione al disegno di legge “recante misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, meglio noto come ddl Zan.

A questo punto l’iter del controverso provvedimento, approvato in prima lettura dalla Camera nel novembre 2020 e al centro di un dibattito politico, giuridico e culturale molto acceso, si interrompe: si tornerà a discuterne in commissione tra non meno di sei mesi. La decisione di Palazzo Madama è stata presa a scrutinio segreto, chiesto – come ha spiegato la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati – “dal prescritto numero di senatori e dal presidente del Gruppo Fratelli d’Italia”. Il riferimento è all’articolo 114 del Regolamento del Senato in cui si prevede la possibilità di chiedere il voto segreto per “le deliberazioni che incidono sui rapporti civili ed etico-sociali di cui agli articoli 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 24, 25, 26, 27, 29, 30, 31 e 32, secondo comma, della Costituzione”. Le due richieste di votazione segreta sono state ritenute ammissibili dalla presidente Casellati “in base al regolamento e in base ai precedenti”.

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